Reddito di cittadinanza, crescono le truffe dei furbetti. Dal rischio abusi, finti divorzi in prima fila, ai disincentivi a cercare lavoro. Oltre al fatto che non avvantaggia le famiglie più numerose, più esposte al rischio povertà.
L’Ocse torna a puntare il dito sulle criticità del reddito di cittadinanza. E suggerisce la ricetta per evitare che la misura diventi un incentivo a stare a casa.
mano emerge come la misura risulti più generosa con le famiglie monoparentali e meno per i nuclei più numerosi. Limitare la scala di equivalenza a 2.1, infatti, significa che le soglie di idoneità non aumentano per le famiglie più grandi rispetto alle piccole. Alimentando il rischio di abusi con finte separazioni per accedere alla misura.Il caso della Grecia docet, spiega l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Atene nel 2017 ha introdotto uno schema simile a quello italiano. E ha assistito a un aumento delle famiglie monoparentali 10 volte superiore rispetto alla popolazione. «L’esperienza della Grecia suggerisce innanzitutto che le domande di famiglie monoparentali necessitano di un’attenta verifica. E, in secondo luogo, i parametri dovrebbero essere a vantaggio delle famiglie più numerose», si legge nel documento.
Il Reddito di cittadinanza ha inoltre un difetto congenito. La quota invitante di sussidio previsto crea «forti disincentivi per le famiglie a basso reddito ad entrare nel mondo del lavoro. O ad accrescere il reddito lavorando più ore». Inoltre scoraggia la ricerca di lavoro da parte dell’altro coniuge, favorendo il lavoro in nero nelle famiglie con due coniugi.
Non solo. C’è anche il rischio che la misura voluta tenacemente dai 5Stelle aggravi ulteriormente il gap Nord-Sud dell’Italia. Aumentando il reddito delle famiglie beneficiarie, può portare “nell’immediato” ad una “piccola caduta nel tasso di povertà”. Ma non incide a lungo termine sugli incentivi, aumentando il divario tra regioni più vulnerabili e regioni più ricche.
Da qui la ricetta in tre punti suggerita dall’Ocse. Primo, migliorare la capacità dei centri per l’impiego. Secondo, ricalibrare la misura integrandola con incentivi per il lavoro a basso salario. Terzo, combinare il Rdc con un sistema di imposta sul reddito semplificato e progressivo. Che nel lungo termine potrà «incoraggiare l’occupazione» e aiutare lo sviluppo delle Regioni povere.