Letta dove ci vede e dove ci cieca: cattivi quelli di destra che dialogano con Orban. E i filoputiniani di sinistra?

Intervista a tutta pagina oggi su Repubblica al segretario dem Enrico Letta. Il quale, come al solito, assolve la sinistra filoputiniana, o meglio finge di non vederla, mentre sulle divisioni in Europa a proposito delle sanzioni spara a zero contro Orban. Che metterà il veto all’embargo sul petrolio russo contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea.

«L’Europa – dice Letta – si blocca quando regole come quelle attuali consentono a un singolo Paese di esercitare il diritto di veto. L’Ungheria di Orbàn, per fare un esempio non casuale, ha facoltà di farlo ogni volta che ritiene. Come se in Italia, dopo una decisione del governo nazionale, arrivassero le Marche e dicessero: “fermi tutti”. Non si può andare avanti così». Chissà perché il leader dem sceglie come esempio le Marche, regione governata da un esponente di FdI. Ma andiamo avanti.

Letta vede per l’Europa “un percorso con due passaggi. Il primo è la costruzione di una Confederazione europea che comprenda gli attuali 27 Stati membri della Ue e i 9 Paesi interessati all’ingresso, tra cui l’Ucraina. Il secondo piano è appunto l’Ue che si integra definitivamente in logica federale con eliminazione del diritto di veto e creazione del Pilastro Sociale e dell’Unione della Difesa e della Politica Estera». Ovviamente nel nuovo assetto il filoputinismo di Orban sarebbe incompatibile con l’Unione, secondo Letta. Quindi fa malissimo la destra a dialogare col premier ungherese.

Verso la sinistra anti-Nato e anti-Usa però i toni di Letta si fanno più sfumati. Letta li giustifica per  “la presenza di antichi pregiudizi antiamericani,riaffiorati anche a causa degli errori commessi in Iraq e Afghanistan. Aggiungo che a molti non è chiaro cosa sia e che minaccia rappresenti la Russia di Putin”. E poi c’è il tasto dolente di Giuseppe Conte e dei suoi afflati pacifisti.

Come la mette Letta? Nega l’effetto destabilizzante del M5S sul governo:  «Sto ai fatti. Per ora abbiamo sempre votato tutti insieme e non c’è stato alcuno smarcamento concreto. Se cambierà qualcosa, dovrà essere il Parlamento a stabilirlo».

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