La querella social tra la pasionaria Selvaggia Lucarelli e Sandra Amurri sbarca in tribunale: il teste d’eccellenza è Travaglio

«Ne risponderai nelle sedi competenti», aveva scritto la giornalista Sandra Amurri alla ex collega del Fatto Selvaggia Lucarelli. La lite iniziata sui social, si è spostata in un’aula del tribunale di Fermo, dove ieri si è svolta la prima udienza.

Tutto era partito da un articolo con cui la Amurri aveva commentato un articolo della Lucarelli sul quotidiano diretto daMarco Travaglio. «Satira convergente da “Novella 3000”. Trionfo dell’eleganza! Povero il “mio” ex giornale!» aveva commentato in un post. La replica della Lucarelli non si era fatta attendere ed era stata particolarmente velenosa: «I licenziati livorosi, che triste categoria. Peggio però sono quelli che fingono di non capire una battuta e strumentalizzano il femminismo e la solidarietà femminile per attaccare qualcuno (la Mannoia che è parecchio più intelligente di te l’ha capita senz’altro). Peggio ancora sono quelli che se ne stanno zitti finché prendono il loro stipendio in un giornale, poi quando vengono mandati via si scoprono improvvisamente coraggiosi e sputano veleno su ex colleghi. Amurri, fatti una vita». a contro-replica piccata della Amurri: «Selvaggia Lucarelli ciò che scrivi, nel tono e nella sostanza ti racconta perfettamente. Per tua informazione io non sono stata licenziata, me ne sono andata da un giornale che esiste, anche grazie a me e permette a te di scrivere ciò che scrivi. Ma non rivelerò altro perché, a differenza di te, il mio stile mi vieta di pubblicare messaggi ed email, compresi quelli che invii tu su chi ti paga. Sappi che di ciò che hai scritto qui, essendo totalmente falso e diffamatorio, ne risponderai nelle sedi competenti, così avrò il piacere di conoscere le tue autorevoli” fonti”».

Quella di ieri era la giornata dedicata all’ascolto dei testimoni, il nodo legale da sciogliere la questione che la Amurri non è mai stata licenziata da Il Fatto Quotidiano, quindi sarebbe diffamatorio l’appellativo “licenziata livorosa” e dannoso tanto da far richiedere alla parte offesa 30.000 euro di risarcimento. Arbitro della contesa il giudice Maura Diodato, che dovrà tenere conto delle due testimonianze. Travaglio suo malgrado ha dovuto ammettere: “L’avrei voluta licenziare, ma non ho potuto”. Mentre l’ad del Fatto,Cinzia Monteverdi alla domanda del giudice: “La Amurri è stata mai licenziata?”, ha risposto in modo secco “No”.

Come riferisce il Resto del Carlino,davanti al tribunale le due hanno continuato a punzecchiarsi. “Girerai le foto a Dogospia? Mi raccomando passagli un resoconto della giornata”, ha commentato la Lucarelli. “Vedi sei famosa, sono venuti qui per fotografarti. Stammi bene, ma non troppo. Bye bye”, la risposta della Amurri.

Quest’ultima, proprio in questi giorni, ha annunciato l’intenzione di portare in tribunale un’altra collega.  “Ora Rula Jebreal – ha scritto la Amurri su Fb – per infangare la mia credibilità, perché ho opinioni diverse dalle sue, ha pubblicato stralci della memoria difensiva di Calogero Mannino facendo credere che fosse una sentenza, dovrà raccontarlo ad un giudice”. 

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