La finta unità del Pd di Schlein. Interessi mascherati ad hoc. E la fottuta paura di rimanere soli li uniscono sempre di più. Ma quante divisioni dai migranti alle coppie gay

La segretaria Elly Schlein si sforza di dare al Pd una linea chiara e unitaria. Ma puntualmente viene smentita, boicottata e isolata nelle sue battaglie progressiste e rivoluzionarie. Schlein apre bocca e immediato arriva il ceffone da parte di un sindaco o parlamentare dello stesso partito.

Dall’immigrazione al recente dibattito sul nuovo codice degli appalti: per la segretaria è un tormento. Carlo Cottarelli apre un nuovo fronte di tensione su salario minimo e nucleare. E ora addirittura il commissario Ue Paolo Gentilloni rifila a Schlein una sberla, aprendo alla richiesta del governo Meloni di rinegoziare il Pnrr. Immigrazione e ambiente sono però i terreni più scivolosi sui quali la segretaria non riesce a imporre la linea. Dimostrando una leadership più grillina che riformista. Più teorica che pratica. Sull’immigrazione, la ricetta di Schlein fa venire i brividi ai sindaci dem. La segretaria propone porti spalancati e accoglienza per tutti. Fregandosene delle città che scoppiano e di quei sindaci che sono costretti a tenere a bada bande di immigrati irregolari che spadroneggiano nelle periferie e nelle stazioni. La testa di Schlein è dura. E non si rassegna: permesso di soggiorno temporaneo per gli immigrati che cercano lavoro e reintroduzione del sistema dello sponsor. Nessun limite agli ingressi. Proposte dalle quali le fasce tricolori del suo partito prendono subito le distanze: il primo cittadino di Modena Gian Carlo Muzzarelli si rivolge al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi per dire che è indispensabile e urgentissima» l’attivazione di «un tavolo di emergenza in Prefettura con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali del territorio». Stesso appello era arrivato nei mesi scorsi dalla sindaca di Ancona Valeria Mancinelli. E proprio sull’immigrazione in molti tra i dem, dall’ex ministro Guerini al deputato Enrico Borghi, non condividono la dura presa di posizione della segretaria contro la linea Minniti. Il flirt di Schlein con gli imbrattatori di monumenti imbarazza il pezzo governista del Pd. La segretaria non cambia idea: «Quella rabbia si sta manifestando perché c’è una frustrazione per la mancanza di risposte arrivate dalla politica. Io sono lì per cercare queste risposte, con una nuova sensibilità che prima non c’era» – dice Schlein dopo il blitz di Ultima Generazione in Piazza di Spagna a Roma. Parole che fanno infuriare il primo cittadino di Roma Roberto Gualtieri che in serata usava tutt’altro tono: «Solo grazie alla tempestività dell’intervento prima della polizia locale poi di quello di ripulitura, si sono evitati danni permanenti».

Schlein si conferma un leader costruito in «vitro», le cui idee sono distanti anni luce da un pezzo del partito che quotidianamente si confronta con i problemi reali. Concretezza uguale codice appalti: il Pd di Elly va a ruota della Cgil di Landini e minaccia barricate contro le nuove norme per gli appalti pubblici. Ma dimentica che un pezzo di sindaci e governatori dem sono imprigionati nella burocrazia. Lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato: «Da manager avrei un giudizio diverso sul nuovo codice degli appalti». La dottrina di partito lo costringe a dire no alle norme per snellire procedure e lungaggini. Sala avverte: «Mi preoccupa chi consiglia Elly». D’altronde la battaglia contro l’abuso d’ufficio, una trappola per gli amministratori, è condivisa dai sindaci dem. Ma questo prima dell’avvento di Schlein al Nazareno. Chissà ora. E infine sui diritti civili? L’ala cattolica è in sofferenza. E sulla maternità surrogata un ex popolare dem si sfoga: «Follia nazista».

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