Kosovo, Balcani Occidentali: la Nato invia altri 700 militari. Il ministro Crosetto: “C’è chi soffia sul fuoco, non lo permetteremo”

Tutto pur di evitare un’altra guerra nei Balcani. La Nato dispiegherà altri 700 militari in Kosovo, teatro di tensioni e incidenti nei quali ieri rimasti feriti 30 soldati di Kfor, di cui 11 alpini italiani. Lo ha annunciato il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, alla vigilia di una riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Oslo. “Abbiamo deciso di dispiegare altri 700 militari della forze di riserva operative per i Balcani occidentali. E di mettere un altro battaglione delle forze di riserva in stato di massima allerta in modo che possa essere dispiegato in caso di necessità”.

“Il dispiegamento di altre forze risponde ad una misura di prudenza. Volta ad assicurare che la Kfor (forza militare internazionale guidata dalla Nato) abbia la capacità necessaria per mantenere la sicurezza in linea con il nostro mandato del Consiglio di Sicurezza Onu”. Lo ha spiegato l’ammiraglio Stuart B. Munsch, a capo del Comando Interforze Alleato di Napoli. Che ha lodato la Kfor “per aver adottato un’azione rapida, contenuta e professionale per mettere fine ai disordini e salvare vite”.

Intanto nelle cittadine a maggioranza serba del Kosovo Zvecan, Leposavig e Zubin Potok, sembra ritornata la calma e la polizia, stando alle notizie locale, riesce a svolgere i suoi compiti. “La situazione oggi, dalle informazioni che ci arrivano dal comandante italiano Kfor, generale Ristuccia, e dal generale Figliuolo, comandante Covi, è migliorata rispetto a ieri. Sembra esserci meno tensione. Anche se ci sono ancora manifestazioni davanti ai municipi della quattro municipalità. Stiamo cercando una soluzione diplomatica più che pensare alla forza di interdizione che può esser fatta dai militari nell’area”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto. Che non ha esitato a parlare di miccia pericolosa che potrebbe far scatenare un incendio.

“Con il ministro Tajani e con la presidente Meloni abbiamo passato la notte a chiamare i nostri colleghi sia serbi che kosovari. E i nostri colleghi europei. Perché facciano anche loro pressione. Perché è una cosa che scaturisce da una volontà politica di alzare la tensione. E noi vorremmo che cessasse. Perché il confine tra il Kosovo e la Serbia è uno di quei luoghi pericolosi in cui una scintilla potrebbe far scoppiare un incendio”. “Quella è una situazione folle – continua il ministro – ci sono sindaci eletti con l’1% di voti. Perché in città serbe i serbi non si sono candidati e a candidarsi è stata una minoranza. Di qui le proteste. Abbiamo lavorato da ieri sera a tutt’oggi perché dal punto di vista politico si buttasse un po’ di acqua sul fuoco. Qualcuno voleva buttare un po’ di benzina ma non ci potevamo permettere altre ferite in Europa”.  Intanto il ministro Tajani riferisce che non ci sarebbero “responsabilità dirette della Serbia” nel ferimento dei nostri militari, di cui nessuno è grave. ”Ad agire sono stati violenti serbo kosovari in uno scontro con serbo albanesi”, ha detto il ministro degli Esteri aggiungendo che non è previsto alcuni ritorno dei militari italiani.

Fratelli d’Italia guarda con favore al rafforzamento della task force internazionale che opera nei Balcani. “Non possiamo permettere che avvenga un’altra guerra nei Balcani. Le missioni di peacekeeping – ha commentato Massimo Milani, deputato di FdI – sono sempre a rischio. E come sappiamo i Balcani sono stati teatro di guerra in un passato non così lontano. Di conseguenza, occorre adoperarsi con ogni mezzo, anche diplomatico, per evitare che dai disordini si possa passare ad un conflitto vero e proprio. Un augurio di pronta guarigione ai nostri militari feriti che appartengono al IX reggimento alpini l’Aquila”.

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