In Calabria la Sanità è senza “Speranza”. Zuccatelli è solo fuffa (di Leu)

Chi è che può impunemente accusare Trump di negazionismo della mascherina anti-contagio e poi affidare a un negazionista la missione di proteggere dal virus la Calabria? La sinistra maestra di doppiopesismo. Anzi,chi ha visto il video che immortala Giuseppe Zuccatelli mentre demolisce la funzione protettiva della mascherina non ha potuto che dedurne che, in materia, trai due, l’allievo è the Donald. Ma il neo commissario ha in tasca la tessera di Leu, la stessa del ministro nominante. E questo ne fa un intoccabile. Perché la sinistra è competente, sa governare, sa ascoltare. Soprattutto, ha saputo piazzare gli amici – pardon – i compagni nelle redazioni di radio, tv e giornali.

Così è bella la vita. Puoi sbagliare quanto vuoi, ma ci sono sempre le crocerossine dell’informazione a scattare in tuo soccorso e a rigirare la frittata. E se per un disguido o una fatalità la vicenda dovesse degenerare in giudiziaria, ci sarà un pm premuroso pronto a dirottarla su un binario morto o a farne perdere le tracce nelle nebbie della prescrizione. Con tali premesse, puoi arrivare a stendere un’intera regione in rima baciata Cotticelli-Zuccatelli senza che nessuno te ne chieda conto. Invece, dopo mesi di tambureggiamento di tg e talk-show contro la «follia negazionista» dell’Arancione, uno non s’aspetta di ritrovarseli più muti di un pesciolino quando Speranza si produce in mille acrobazie pur di giustificare la scelta di un trumpiano in Calabria.

Ah, se lo avesse fatto Berlusconi. Come minimo una schienadiritta avrebbe ipotizzato l’esistenza di una centrale del negazionismo, scomodando Licio Gelli la P2 e la Banda della Magliana. Qualcuno di Repubblica o del Fatto Quotidiano ci avrebbe scritto un best-seller, da cui la Rai avrebbe poi ricavato l’idea per una fiction da prima serata. Ora, invece, niente. Lucia Annunziata si è accontentata delle scuse porte dal nominante al posto del nominato e tutti vissero felici e contenti. Così va l’Italia al tempo del Covid. Laddove un tempo agiva un Bertolaso, oggi siedono gli Arcuri, i Cotticelli, gli  Zuccatelli. Apposta, avrebbe detto Totò, «uno poi si butta a sinistra».

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