Il sito di Forza Nuova sotto sequestro, sono quattro gli indagati a Roma

Sono quattro gli indagati per istigazione a delinquere aggravata dall’utilizzo di strumenti informatici nel filone di inchiesta che ha portato al sequestro preventivo eseguito dalla polizia postale ieri e disposto dalla Procura di Roma per il sito web di Forza Nuova. Si tratta, come riporta l’Adnkronos,  dei quattro firmatari del comunicato “Altro che Forza Nuova. Il popolo ha alzato il livello dello scontro e non si fermerà”, pubblicato sul sito dopo gli scontri di sabato scorso nella Capitale: Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Saija.

Per i pm, «istigavano pubblicamente a commettere una pluralità di delitti e contravvenzioni». In particolare nel decreto si cita il comunicato in cui si afferma: «Mesi di piazze pacifiche non hanno fermato l’attenzione accelerata dal Great reset, ora la musica è cambiata e il direttore d’orchestra e compositore è solo il popolo in lotta – costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo, l’attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico – che ha deciso di alzare il livello di scontro».

L’Adnkronos ha riportato alcuni stralci del provvedimento. Eccoli. «Gli indagati svolgono mediante l’utilizzo del web un’attività di condivisione e giustificazione e dunque di esaltazione e incitamento alla commissione di reati connotati da violenza». È quanto si legge nel decreto di sequestro preventivo eseguito dalla polizia postale e disposto dalla Procura di Roma per il sito web di Forza Nuova in cui si ipotizza il reato di istigazione a delinquere aggravata dall’utilizzo di strumenti informatici.

Per i pm di Roma esiste dunque il “pericolo concreto ed attuale” che «la libera disponibilità e la visibilità del sito possa ulteriormente aggravare e protrarre le conseguenze del reato ipotizzato, continuando a pubblicizzare metodi di protesta “di lotta e scontro”, fondati sulla violenza e sulla prevaricazione. Ciò può essere evitato unicamente disponendo il sequestro preventivo del sito web mediante il cosiddetto oscuramento – si legge – in modo tale da impedirne la consultazione da parte degli utenti della rete e l’ulteriore utilizzo da parte degli autori del reato».

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