Il ribelle Prigozhin e il silenzio del Cremlino. Ma dove si trova ora il fuggitivo?

Man mano che passano i giorni dal tentato golpe a firma di Evgeny Prigozhin, il disegno di Vladimir Putin per smantellare pezzo per pezzo il gruppo Wagner diviene sempre più chiaro. In gioco c’è il recupero di miliardi di dollari, di rapporti di potere, influenza, l’appoggio di governi compiacenti e l’accesso a infinite risorse naturali. Sempre più sfumati divengono, invece, i contorni dell’esilio forzato del capo della brigata. Se resta ancora un mistero perché un tagliagole del suo rango sia stato fulminato sulla via per Mosca, il suo ripiegamento in Bielorussia diviene sempre più grottesco e sospetto. Soprattutto perché la risoluzione della crisi è avvenuta per intercessione del provvidenziale Alexandr Lukashenko, passato da burattino di Putin a pacificatore nell’arco di una notte.

Proprio quest’ultimo ci regala, nelle ultime ore, l’ennesimo colpo di scena: Prigozhin non sarebbe in Bielotussia. “Ora si trova a San Pietroburgo. Dov’era questa mattina? Potrebbe essere andato a Mosca in mattinata. Non è in Bielorussia”, ha detto in una conferenza stampa a Minsk. “Come mi è stato detto questa mattina, i militari del gruppo Wagner sono nei loro campi permanenti in cui soggiornano da quando sono tornati dal fronte per riprendersi”, ha aggiunto il presidente bielorusso. Lo stazionamento dei militari Wagner in Bielorussia non comporta alcun rischio per il Paese, ha assicurato.

Dal fallito putsch, Prigozhin era scomparso e poi riapparso in Bielorussia, restituendo un’immagine che nulla ha del detenuto o del prigioniero politico. Tantomeno è chiaro perché un pericolo così grande per la Russia, fosse agli “arresti domiciliari” in Bielorussia con decine dei suoi accoliti che riparano in quel di Minsk, ottenendo perfino un campo per ricollocarsi. Anche la comunicazione di Prigozhin sembra totalmente distonica rispetto al quadro generale. Fin dalle immagini della resa, dove dalla sua auto salutava la folla festosa, l’immagine che il capo dei mercenari russi restituisce di sé non è quella del prigioniero o dello sconfitto: perché, qualora lo fosse davvero, ora sarebbe nelle segrete del Cremlino.

Ma soprattutto Prigozhin è tornato a comunicare attraverso uno dei suoi canali prediletti: Telegram. Una libertà insolita per un uomo in esilio. Due giorni fa, sul canale Grey Zone, presumibilmente affiliato alla Wagner, Prigozhin è ricomparso in un audio di 40 secondi, ringraziando tutti quelli che hanno creduto in lui, annunciando “nuove vittorie al fronte”. Ma quale fronte? Vittorie di chi? E dalla parte di chi? Non è dato sapere, visto e considerato che ora la Wagner non è in prima linea in Ucraina. A fare da contraltare a tanta spavalderia, l’assoluto silenzio del servizio stampa del capo della Wagner, che nulla ha aggiunto sui suoi piani futuri. Nell’audio, inoltre, si rimarca il fine ultimo dell’ammutinamento e della “Marcia per la Giustizia, ovvero “combattere i traditori”. E si sbilancia anche a fare un appello: “Avremo bisogno del vostro sostegno più che mai”.

Sul medesimo canale Telegram, vengono anche pubblicati aggiornamenti riguardo il futuro della Wagner. Alcune immagini, delle quali è difficile confermare l’autenticità, testimonierebbero lo stato dell’arte di uno dei tre campi Wagner vicino a Osipovichi, nella regione bielorussa di Mogilev. Le operazioni di addestramento sarebbero già iniziate, così come le esercitazioni presso il poligono di tiro e con i carri armati. Sullo stesso canale si riporta che, nonostante i centri Wagner abbiano sospeso le loro attività in Russia, il reclutamento continuerebbe. A restare operativa, la base militare di Molkino (nel territorio di Krasnodar). Dopo l’eventuale colloquio, si partirebbe alla volta di un campo di formazione e da lì verso il “nuovo dispiegamento”: ecco l’altro mistero. Dove si starebbe ricostruendo dalle sue ceneri la Wagner? E al soldo di chi, questa volta? Ma soprattutto, perchè Minsk permette una così strana detenzione a Prigozhin e ai suoi uomini?

Ora queste informazioni, stridono ancora di più alla luce delle dichiarazioni del presidente Bielorusso. Reticente a parlare del “sorvegliato speciale anche il Cremlino che, a detta di Dmitry Peskov, “non segue i movimenti” di Prigozhin. “Non abbiamo né la possibilità né la voglia di seguire i movimenti di Prigozhin”, ha ribadito, citato dalla Tass.

Ma le stranezze non terminano qui. Mentre Mosca iniziava a fare a pezzi la piovra Wagner, Prigozhin viveva il sequestro di milioni di rubli. Una misura dovuta, in caso di tradimento di un servitore della Federazione. Ebbene, secondo la notizia riportata dal sito russo Fontanka (operativo in quel di San Pietroburgo), i 10 milioni di rubli sequestrati a Prigozhin gli sarebbero già stati restituiti, assieme a diverse centinaia di migliaia di dollari e lingotti d’oro, probabilmente perché “è intervenuta una forza maggiore”. I beni sarebbero stati restituiti il 2 luglio all’autista di Prigozhin, in possesso di una procura, mentre, secondo alcune notizie, Prigozhin si sarebbe trovato a Mosca, prima di ricomparire a Minsk. “Immagino che Prigozhin possegga alcune informazioni compromettenti su Putin, dato che se la cava dopo un ammutinamento armato e riottiene indietro i suoi soldi. Li userà per finanziare la sua prossima ribellione?”, si è chiesto il consigliere del ministero dell’Interno ucraino Anton Gerashchenko commentando su Twitter la notizia.

Prigozhin ha sempre dichiarato che quel denaro sarebbe stato preparato anzitempo per pagare gli stipendi dei mercenari e risarcire i parenti delle vittime. Niente di nuovo, invece, starebbe accadendo nei luoghi frequentati dall’ex cuoco di Putin: la gazelle (un autocarro leggero di fabbricazione russa) bianca è ancora parcheggiata nel cortile di Palazzo Trezzini (suo quartier generale), così come la Citroen del medesimo colore sarebbe ancora nel parcheggio sotterraneo del River Palace Hotel. Entrambi i veicoli erano serviti a custodire il tesoro nascosto del capo della Wagner (solo i rubli, il resto del bottino è frutto, invece di perquisizioni negli uffici della Compagnia). Entrambi i dettagli sono stati verificati dai giornalisti di Fontanka lo scorso 3 luglio.

Nel frattempo, i media russi hanno diffuso le immagini della perquisizione dell’abitazione di Prigozhin. Un elicottero parcheggiato in giardino, una casa lussuosa, contenente mazzette di dollari e rubli, lingotti d’oro e armi, passaporti falsi, simboli violenti e perfino una valigia di parrucche. Fontanka ha anche riferito che una foto con “teste mozzate” è stata trovata a casa di Prigozhin, i cui mercenari sono regolarmente accusati di abusi. Il sito ha anche pubblicato una foto che mostra un’enorme mazza in una stanza della casa di Prigozhin, vicino a una testa di metallo recante il messaggio “Nel caso di importanti negoziati”. Proprio la “mazza” è uno dei simboli del gruppo Wagner, che si vanta di usare quest’arma per giustiziare o torturare brutalmente i nemici.

Pubblicato da edizioni24

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