Nella scuola regna una confusione enorme e sale la tensione. Allarmi improvvisi, classi “chiuse”, chat bollenti dei genitori, ragazzi che fanno i tamponi. Cresce la rabbia e molte sono le proteste. Si teme che la situazione possa degenerare e si torni al “lockdown scolastico”.
Gli studenti che risultano positivi al Covid-19 – alla data del 3 ottobre – sono 2.348. Mentre tra il personale docente ci sono 402 casi positivi (lo 0,059%). Il personale non docente conta 144 casi. A questi numeri – forniti dal ministero – bisogna aggiungere quelli dal 4 al 10 ottobre, che non sono ancora noti. Ma dalle notizie che giungono quotidianamente, la cifra è in crescita.
E questo preoccupa studenti, famiglie e professori. Tutto quello strombazzare sui banchi a rotelle come la panacea di tutti i mali farebbe sorridere se la situazione non fosse seria.
Lucia Azzolina, attraverso un post su Facebook, cerca di buttare acqua sul fuoco e di minimizzare, «Siamo convinti», scrive, «che la scuola sia un luogo più sicuro e più protetto di altri. Perché ci sono regole precise che studenti e studentesse stanno seguendo in maniera ordinata, grazie anche all’impegno di tutto il personale scolastico». Che il personale scolastico stia dando molto è evidente. Quel che manca – ed è mancato – è stata la capacità del governo che, nonostante i mesi avuti a disposizione, ha agito in modo disordinato, caotico e inefficiente.
Oltre alle chiusure dei giorni scorsi, nelle ultime ore se ne registrano altre. A Roma l’Istituto Villa Flaminia ha chiuso per coronavirus. Tutti gli studenti faranno lezione da casa. Il ricorso alla didattica a distanza è motivato da numerosi casi di Covid nell’istituto.
Un’altra classe, la seconda, del Liceo Cavour, vicino al Colosseo a Roma, è stata chiusa. Anche in questo caso gli studenti fanno lezione con didattica a distanza. Già altre 6 classi erano state chiuse nel Liceo classico Albertelli al quartiere Esquilino di Roma, sempre per coronavirus.