Giustizia, “Il Fatto” e “Repubblica” vanno di bile: “La riforma è una sciagurata vendetta”

Non l’ha presa bene. “E’ risorto”, titola con triste ironia Marco Travaglio la prima pagina del Fatto quotidiano. La riforma della giustizia di cui abbiamo avuto un primo assaggio con l’approvszione all’unanimità dal Cdm del “pacchetto Nordio” fa passare una brutta giornata al direttore. Ma non solo a lui: è in buona compagnia tra coloro editorialisti di Stampa e Repubblica. Il titolo si riferisce ovviamente a Berlusconi, scomodato persino dopo morto: perché la riforma della giustizia che il governo compirà attraverso altri step in senso garantista è un omaggio al fondatore di Forza Italia. Che tanto si battè per questo. Travaglio ha un rigurgito di bile. Per i “manettari” la riforma è una sconfessione di tanti loro teoremi.

“A funerali avvenuti, il governo Melusconi seppellisce anche la Giustizia e fa sapere che B. è morto; ma il berlusconismo è vivo e lotta insieme a loro”. E’ l’incipit dell’editoriale in cui fa l’esordio un neologismo “Melusconi”, usato in senso dispregiativo. “Infatti il Melusconi coglie la salma al balzo  prima che si freddi troppo – Travaglio non fa nulla per mantere un po’ di equilibrio-  per partorire una schiforma della giustizia che è persin peggio di quelle di B.. Con l’aria di rendergli un “tributo” (mai termine fu più appropriato), passa dalle leggi ad personam a quelle ad personas: sparito lui, gli affaristi da salvare sono un esercito”. Si riferisce all’abolizione dell’abuso d’ufficio, che invece nel Pd salutano invece come una vittoria.

Non l’ha presa bene neanche Repubblica: “La giustizia di Silvio” titola la prima pagina il direttore Molinari. Velenoso l’editoriale di Carlo Bonini, basta il titolo: “Una vendetta chiamata riforma“: “Prigioniera dell’ossessione che fu il mantra di Silvio Berlusconi, monumentale personificazione del conflitto di interesse; e dunque insofferente a ogni forma di controllo che non sia l’ordalia del voto popolare; la destra al governo mette mano al processo e al codice penale: battezzando con enfasi come “riforma” quella che, a ben vedere, è soltanto una sciagurata vendetta“.

La Stampa parla di bavaglio di spallata, riferendosi in particolar modo alla stretta sulle intercettazioni. Di cui la riforma intende limitare gli eccessi, tutelando l’onorabilità delle persone, dopo anni di “imbarbarimento”. Come ha sottolineato il ministro Nordio in Conferenza stampa. . Il quotidiano di Giannini parla di “approccio ideologico” della riforma della giustizia, che legittimerebbe i soprusi”, seconndo Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto di Roma intervistato.  Commenti dettati da furore, senza considerare che la magistratura è divisa su questa riforma voluta dal centrodestra. Il presidente dei penalisti, Gian Domenico Caiazza, fa sapere sul Messaggero che la riforma di Nordio “va nella giusta direzione” ma auspica che si “faccia ancora di più”.

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