Giustizia, gli attacchi al governo confermano l’urgenza della riforma. Sisto: “Basta magistrati belligeranti”

Il tentativo di sabotare l’azione del governo e, in particolare, la riforma della giustizia che molti rilevano dietro l’attacco congiunto al ministro del Turismo, Daniela Santanché, e al sottosegretario, Andrea Delmastro, si risolve in un boomerang. Le vicende paradossali di cui sono protagonisti, infatti, corroborano e non indeboliscono la necessità di mettere mano alle criticità e a quelle che talvolta sono vere e proprie illogicità del nostro sistema. A sottolinearlo sono esponenti dell’esecutivo, come il viceministro Francesco Paolo Sisto o il sottosegretario Matilde Siracusano, ma anche fonti di Largo Arenula che chiariscono tecnicamente perché sia l’imputazione coatta per Delmastro sia l’avviso di garanzia “fantasma” a Santanchè parlano della necessità di riforme urgenti.

Le fonti del ministero della Giustizia, citate dall’agenzia di stampa Adnkronos, ”manifestano, ancora una volta, lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato”. “La riforma proposta – hanno aggiunto – mira ad eliminare questa anomalia, tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva”. Quanto all’imputazione coatta di Delmastro, poi, “come nei confronti di qualsiasi altro indagato, dimostra l’irrazionalità del nostro sistema”. “Nel processo che ne segue, infatti, l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stesso”, hanno spiegato ancora le fonti, ricordando che “la grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo – è la conclusione anche su questo tema – è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”.

È stato Sisto a chiarire che nel caso Santanchè “il vero problema è che la notizia della pendenza del procedimento è anche qui patrimonio di soggetti non legittimati, che la diffondono a mezzo stampa”. Con la riforma Nordio, “una riforma molto meditata”, invece, ”sarà vietata la pubblicazione anche parziale degli atti coperti dal segreto. Così l’informazione di garanzia diventa atto non pubblicabile fino alla conclusione dell’indagine. Un provvedimento necessario – ha chiarito il viceministro azzurro alla Giustizia, in un’intervista al Messaggero – proprio per evitare che si possa ancora scambiare quello che è un atto a tutela dell’indagato per un elemento da sentenza mediatica”. Poi Sisto ha sottolineato che “il tempo delle guerre con la magistratura è finito. I magistrati belligeranti e i guerrafondai en pendant vanno isolati perché il Paese e i cittadini hanno bisogno della migliore politica e della migliore giustizia possibile” e ha chiarito che sulla riforma “non c’è alcuna accelerazione legata al caso Santanchè”. “C’è solo – ha spiegato – la volontà di fare in fretta perché il Paese ha bisogno di cambiare”.

Per il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Siracusano, “ormai è ufficiale: il governo Meloni è nel mirino di un pezzo di magistratura, che evidentemente vuole dare una mano all’opposizione”. Perché, ha sottolineato, “a meno che i libri di diritto costituzionale sui quali ho studiato all’Università non siano carta straccia”, quello che sta avvenendo intorno a Delmastro e Santanchè, “è oggettivamente patologico”. “Nonostante i trascorsi ed il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rispetto alla necessità di comportamenti irreprensibili della magistratura, siamo alle solite: il lupo perde il pelo ma non il vizio”, ha commentato l’esponente azzurra, sottolineando quindi che “è urgente, come del resto lo è da anni, una radicale e coraggiosa riforma della giustizia”.

A interrogarsi sull’eventualità che ci sia un tentativo di “sabotare la riforma”, è stato poi il deputato di FdI, Francesco Michelotti, che ha parlato del caso Delmastro come di una “vicenda allucinante, all’interno di un quadro in cui anche altre vicende giudiziarie legate ad alcuni magistrati ed alcuni media attivi nella lotta politica vanno in un’unica direzione: contrastare l’attività del governo”. “Alcuni magistrati lavorano per sabotare la riforma della giustizia?”, si è dunque chiesto Michelotti, sottolineando che “se questo fosse l’intendimento sappiano che il centrodestra ha vinto nettamente le elezioni, dando vita dopo molti anni ad un governo politico con un mandato popolare chiaro, anche per realizzare la riforma della giustizia”. “Da parte nostra non c’è alcuna volontà di alimentare l’ennesimo scontro tra giustizia e politica, ma – ha concluso – tutti, anche le opposizioni, evitino di alzare polveroni sul nulla”. E di “vicenda surreale” ha parlato anche la collega Carolina Varchi, capogruppo di FdI in commissione Giustizia alla Camera. “Il sottosegretario Delmastro – ha sottolineato – non faticherà a spiegare ulteriormente le proprie difese nel corso della prossima tappa processuale che auspico possa porre fine a questa surreale vicenda. Per quanto ci riguarda, nessuna ombra sul suo operato e massima fiducia”.

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