“Gigantesco”, “No, furbo”: l’omelia di Delpini su Berlusconi spacca l’opinione sui social. Ecco il testo integrale

Ai funerali di Silvio Berlusconi, in molti hanno applaudito l’omelia dell’arcivescovo Mario Delpini. Ma c’è anche chi non ha apprezzato affatto, fuori e dentro il Duomo di Milano. “Povero Papa Francesco, è questa la Chiesa italiana che si ritrova”, osserva caustico Stefano Sodaro, docente di diritto canonico e osservatore qualificato delle dinamiche ecclesiastiche. Sui Social molti post definiscono l’omelia, insolitamente breve per un funerale così solenne, con parole sferzanti. “Deludente”, “Un’omelia gesuitica”, “Delpini ha fatto come Ponzio Pilato”.

Tra gli estimatori più noti spicca invece l’ateo devoto Giuliano Ferrara. “La Chiesa riscatta l’abiezione del moralismo piccolo piccolo”, commenta l’ex ministro del primo governo Berlusconi. Mentre l’attuale direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa gli dà manforte scrivendo di “un gigantesco Delpini” che nella sua omelia ha offerto “un saggio di vita, di fede, di anti moralismo”. 

Di tutt’altro tenore la lettura di Daniele Capezzone de La Verità per il quale la predica è stata costruita “in modo furbo perché suscettibile di interpretazioni opposte”. Mentre Lucio Brunelli, ex vaticanista Rai e ex direttore della tv della Cei, twitta: “Oltre la vuotezza dei commenti politici, si sono ascoltate in chiesa le parole più vere sulla vita e la morte di Silvio Berlusconi”.

Il testo integrale dell’omelia dell’arcivescovo Delpini

Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità

  1. Vivere.

Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.

Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

  1. Amare ed essere amato.

Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. 

Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.

Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

  1. Essere contento.

Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.

Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento

  1. Cerco l’uomo.

Quando un uomo è un uomo d’affari

allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.

Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.

Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.  

Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.

Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.

Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.

Pubblicato da edizioni24

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