Francia, il bicchiere mezzo pieno, Mélenchon da sinistra fomenta la rivolta. Ma i giornali italiani accusano la destra…

Il copione è quello solito: tutti a censurare le «ronde nere», “dimenticando” i fomentatori rossi, alla Jean Luc Melenchon il capo di France Insoumise (Francia indomita). È lo schema applicato da sempre in Italia, ma ora esportabile anche all’estero. Leggere, per conferma, i servizi dei giornali del gruppo Gedi (Repubblica e Stampa) sulle gravissime tensioni che da una settimana spingono la Francia verso il caos. Menzione a parte merita lo zelo con cui Paolo Berizzi, uno che antifa lo è di mestiere, ha diffidato i lettori di Repubblica dal sottovalutare i pericoli derivanti dalla «folle battaglia» ingaggiata in nome della «resistenza etnica». In poche parole, è il solito allarme sul «pericolo fascista» lanciato con altre parole.

Peccato per lui che il dibattito pubblico francese veleggi in direzione opposta a quella da lui indicata. Diversamente, il segugio di Rep si sarebbe accorto che a Parigi e dintorni, sul banco degli imputati con l’accusa di «irresponsabilità», le forze politiche hanno messo il rosso Mélenchon. Dai socialisti a Marine Le Pen, passando per gollisti e macroniani e persino comunisti e finendo alla premier Elisabeth Borne è tutto un coro contro il leader della sinistra radical. Lo accusano di soffiare sul fuoco della protesta per calcoli elettorali. Lui, però, non solo non si scompone, ma addirittura rilancia: «Non chiedo calma, chiedo giustizia». E dire che alle ultime presidenziali  Melenchon non arrivò ai ballottaggi contro Macron per un pugno di voti.

Uno smacco che brucia ancora e che lo spinge ad accarezzare la tigre. Apposta bolla come «cani da guardia» tutti i leader che in queste ore esortano alla calma. Lui, invece, preferisce strizzare l’occhio alla rivolta: «La questione, per un uomo politico, non è appellarsi alla calma, ma è di provare ad arrivare alla calma». Neppure l’attentato alla casa del sindaco di L’Hay-les-Roses lo ha convinto a cambiare registro. Insomma, il rivoluzionario Mélenchon sembra scommettere sul fascino di libertéfraternité ed egalité sui giovani immigrati. E così non s’avvede che la rivolta è la conseguenza delle contraddizioni esplose negli Immortali Principii del 1789A conferma che  il confine tra integrazione e disintegrazione è davvero immaginario. E che non solo la Francia ma l’intera Europa a rischiare di trasformarsi in un’immensa banlieu,

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