Foibe, vergogna a Chieti: in fiamme la corona d’alloro per le vittime. Fdi: “Vili aggrappati a odio ideologico”

L’ultimo sfregio alle foibe, e al ricordo delle sue tantissime vittime, arriva da Chieti. Nella cittadina abruzzese è stata data alle fiamme la corona di alloro deposta in memoria nel largo che porta il nome della tragedia e di Norma Cossetto, la studentessa istriana barbaramente uccisa dai partigiani jugoslavi dopo essere stata seviziata, torturata e abusata dai suoi carcerieri. Un ennesimo gesto di disprezzo che va ben oltre la classificazione a mero “atto vandalico” ascrivibile ai soliti “ignoti”. No: perché quanto avvenuto ieri, presumibilmente nelle prime ore dell’alba, è un ulteriore colpo inferto alla memoria. Alla storia dimenticata dei massacri delle foibe. A un capitolo tragico che ha insanguinato il nostro passato.

Un gesto dal significato simbolico agghiacciante, frutto di un inalienabile «odio ideologico» che vuole – ancora una volta – strappare e rimuovere quella pagina di storia. Un capitolo troppo a lungo taciuto, quello delle vittime del massacro inferto dai comunisti titini. Degli esuli giuliano-dalmati, costretti all’addio in quello che viene chiamato l’esodo istriano. Della questione triestina e del giorno del ricordo che commemora tutte le vittime italiane e slave. Quella drammatica pagina di storia, che ancora poche ore fa, qualcuno ha provato a rinnegare e disconoscere in nome di una violenza cieca che brucia sotto la cenere.

Un gesto vile, quello di Chieti, come quelli denunciati in altre svariate occasioni in diverse città d’Italia. E che il consigliere comunale della città, di Fratelli d’Italia, Roberto Miscia, ha condannato tra indignazione e sconcerto, commentando: «Esistono ancora dei vili imbecilli che provano ad infangare la storia di migliaia di italiani infoibati con queste azioni. Rimanendo aggrappati all’unica cosa che li mantiene in vita: l’odio ideologico». Un atto violento e inaccettabile, che anche il gruppo della Lega locale ha condannato. Rilevando con amarezza che la vicenda dimostri come «ci siano in giro ancora pregiudizi discriminatori nei confronti di luttuose stragi che hanno colpito l’umanità intera, e le comunità Italiane dell’Istria e della Dalmazia».

Così come riferisce il sindaco Diego Ferrara ha bollato come «esecrabile ogni atto contro un monumento dedicato a un fatto che ha colpito il Paese. Il primo cittadino, invitando a un maggiore rispetto per la memoria collettiva, ha espresso solidarietà al comitato 10 Febbraio che cura la memoria delle foibe. E ha criticato il fatto: “Si tratta di un brutto gesto, anche qualora l’episodio dovesse essere derubricato ad atto vandalico”». Un principio che dovrebbe estendersi a tutte le altre profanazioni avvenute nel tempo nei luoghi simbolo dedicati alla memoria del massacro delle foibe e alle sue vittime. Luoghi che, vili personaggi che si nascondono nell’ombra, protetti dall’anonimato, continuano ad oltraggiare e delegittimare.

Pubblicato da edizioni24

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