Daniele: “Sul disastro di Crotone, il Giudice è da 10 con lode: viaggi esotici, moralismo ogni due righe, appelli storici e letterari, latinismi, e per finire anche l’irrituale. Robinson Crusoe al confronto è Pollicino”

By Gaetano Daniele

Per carità!! Quando si parla o si scrive di Giudici, GIP, Gup eccetera eccetera, bisogna andarci piano. Non essendo una categoria comune come medici, ingegneri, avvocati, carabinieri, idraulici e giornalisti, sono considerati dei Dei che se quand’anche sbagliassero la punizione sarebbe una promozione. Ed è per questo che io li venero: io sto con voi a prescindere. Si fa per dire.

Una tiratina di orecchie la voglio fare viceversa ad un mio più stretto collaboratore, non di giustizia, ma del Sito. Che ogni qual volta nota cose strane, me le invia scrivendomi: visto che tu non hai nulla da fare tutto il giorno, mi scrivi un articolo su questo o quello? A seconda del caso. Beh, io poi non mi sono mai spiegato su quali basi questo collaboratore (non di giustizia) pensi che abbia più tempo di lui. Ma non è che i suoi costanti impegni stiano nel vedere quello che faccio io? Ciò detto leggo le carte, mi si drizzano i capelli alla spazzolino e accontento l’amico.

Non sono rare le espressioni “irrituali” nei provvedimenti dei giudici, dalle ordinanze alle motivazioni delle sentenze. Perifrasi auliche, moralismo ogni due righe, rimandi storici e letterari del 1888, latinismi copia e incolla. E anche un “quanto basta” di frasi a effetto. Qui però c’è chi stavolta si è superato nel cosiddetto “esercizio di stile”, può capitare: parliamo del giudice per le indagini preliminari di Crotone Michele Ciociola, chiamato a decidere sul fermo di due dei tre presunti scafisti del naufragio di Crotone. Uno si chiama Sami Fuat, 50enne turco (non napoletano) e l’altro Khalid Arslan, 25enne pakistano. Nell’ordinanza di convalida del fermo, lunga neanche una cinquantina di pagine, il gip esprime alcune considerazioni poco neutre sulla tragedia dei migranti a Cutro. Un prologo lungo neanche una ventina di righe, capace però di far saltare sulla sedia chi legge. “In attesa dell’atteso ed osannato turismo crocieristico – scrive nero su bianco – l’Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni”. ahahahahah! Ma è un “FENOMENO”.

“Esotici viaggi?” Non si può non scompisciarsi sotto dalle risate per non piangere di fronte a parole simili, per quanto di sicuro siano state dettata da amara ironia. Soprattutto quando si hanno ancora in mente le immagini del disastro da poco avvenuto al largo della costa calabrese, con decine di morti (tra cui bambini) e dispersi. Ed eccolo che continua: “Nel frattempo immarcescibili e sempre più opulente organizzazioni criminali turche (nel caso in specie, tuttavia, emergono appendici strutturali pakistane) brindano all’ultima tragedia umanitaria (il disastroso terremoto che inghiottiva parte della Turchia e della già martoriata Siria) che regalerà ai loro traffici ulteriori miriadi di disperati, disperati disposti a tutto pur di mettersi alle spalle un crudele presente ed un ancor più fosco futuro”.

Siamo quasi alla fine della premessa, vicini allo svolgimento del provvedimento che si conclude nella decisione di convalidare il fermo e disporre la misura cautelare in carcere per gli scafisti: “Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l’ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina”. Prima di entrare finalmente nel merito delle “apprezzande esigenze cautelari”, ecco l’ultimo volo stilistico: “Diversamente dal consueto, il caso di specie registra decine di vittime, vittime di un destino sordo alle loro speranze e di uno stato di necessità non altrimenti fronteggiabile se non alla mercé di disperati viaggi della speranza”.

Fine del prologo, fine della “letteratura”. Salvo poi proseguire, nei paragrafi riguardanti le esigenze cautelari. Riferendosi alla “cosciente volontà di portare in territorio nazionale soggetti extracomunitari”, il gip scrive che “lo sbarco in esame non può essere ritenuto frutto di un epifenomico accordo tra ‘quattro amici al bar’, che imbattutisi per caso in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei disperati medesimi”.

In sostanza: fermo convalidato e carcere per gli indagati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni. Il motivo principale: il “concreto pericolo di commissione di reati della stessa indole di quelli per cui si procede, per le specifiche modalità e circostanze del fatto che denotano una spiccata pericolosità sociale degli indagati” che spinge a “ritenere di certo non improbabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi”. Ufff, che sudata ragazzi, alla fine ce l’abbiamo fatta! Tutto bene quel che finisce bene!

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