Daniele: “Fine Ramadan, saranno fatti loro, i cristiani vanno a scuola e il mondo continua a produrre”

By Gaetano Daniele

Gli studenti universitari islamici si sono mobilitati sia a Milano che a Bologna per chiedere la sospensione delle lezioni e la chiusura delle classi durante l’ultimo giorno del Ramadan. Una richiesta nuova, in segno di rispetto e condivisione e anche per solidarietà nei confronti della popolazione palestinese di Gaza.

Bisogna però distinguere le due cose. Nessuno ha mai nega la libertà religiosa o quella di celebrare una ricorrenza sacra, ma lo si faccia senza rompere il cazzo al prossimo, senza pretendere che il mondo intero si fermi per questo, senza imporre le proprie usanze e credenze agli altri, senza farne una questione politica. Non ho mai sentito di cristiani che abbiano ordinato ai non cristiani di onorare il Natale o la Pasqua, di addobbare il presepe, di indossare il rosario, di esporre il crocifisso, di sigillare supermercati, attività varie, scuole di ogni ordine e grado in base al calendario cattolico. Quindi perché mai noi dobbiamo privare i nostri bambini e ragazzi del diritto allo studio nei giorni in cui i musulmani decidono di digiunare? Insomma, detto in due parole, saranno cazzi loro.

La confidenza è sempre stata figlia della mala creanza, infatti abbiamo teso la mano e ci siamo ritrovati il braccio divorato. Insomma, da una concessione derivano cento pretensioni. Dalla chiusura di una scuola in provincia di Milano è nata una mobilitazione collettiva che si sta estendendo da una città all’altra per domandare che tale sospensione divenga un costume italiano, venga estesa e normalizzata. Noi non ci stiamo. La nostra religione non è islamica, noi non festeggiamo il Ramadan, noi non riconosciamo le leggi coraniche, noi non ci rispecchiamo nei principi e nei valori dell’Islam, non siamo a favore del velo, dell’infibulazione, del matrimonio precoce e potrei continuare. Dunque per quale motivo i nostri figli devono restare in casa l’ultimo giorno del Ramadan? È una follia!

Il diritto di digiunare degli islamici non può né deve limitare il mio diritto di studiare, di recarmi a scuola, di frequentare la facoltà, di lavorare, di sostenere esami, fosse anche per un’ora. Chiederlo è sbagliato, pretenderlo è criminale. Preoccupa il fatto che, in relazione agli immigrati, si parli soltanto di diritti e mai di doveri, che si accompagnano e sono l’altra faccia dei primi. Lo stereotipo del migrante, meglio se musulmano, sempre vittima dell’italiano, dell’uomo bianco, del fascista, che nega i suoi diritti e lo perseguita, è totalmente falso. Una balla strumentalizzata per tornaconti di ogni genere. Nessuno proibisce a questa gente di osservare le proprie leggi e i propri usi, ci mancherebbe altro. Tuttavia, lo facesse senza intaccare le nostre esistenze e il nostro vivere quotidiano, senza imporli anche a noi. Buon Ramadan.

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.