Daniele: “Ogni tanto si sveglia, come Tutankhamon: Fascist chic, Bersani è meglio che ritorni nel sarcofago”

By Gaetano Daniele

Si dice che, quando succede qualcosa di brutto, o una delusione, la prima settimana si piange. La seconda settimana ti asciughi le lacrime, e la terza settimana ti sei già dimenticato tutto. Ma per alcuni politici, questo non avviene mai. Più che politici, sembrano attori. Walter Elias Walt Disney, si starà rivoltando nella tomba per non aver avuto la possibilita di avere nel suo parterre attrici e attori del calibro di Elly Schlein, Soumahoro, Bersani, Dalema & Co.. Nessuno se li fila più, e non sanno più cosa inventarsi , o meglio reinventarsi per farsi considerare. Sono diventati paranoici. Ossessivi. Evidentemente non hanno altro di cui parlare, l’unico argomento sembra essere la destra. Prima di buttare giù questo articolo, e parlare di Bersani alias il Tutankhamon della politica italiana, lo smacchiatore di giaguari, vorrei appunto dare un riconoscimento alla carriera a Elly Schlein. Che è coraggiosamente scesa in campo per autodifendersi dalle balle recitate e raccontate alla sua platea. Evidentemente ha bisogno di essere difesa, dall’attacco violentissimo delle destre, dai fascisti inesistenti e dalle camice nere fantasma. Cioè che vede solo lei, quasi fosse una visionsria. “Ma quale radical chic?”, si è difesa urlando. “Non può essere radical chic una che non sa cos’è Lalique”. Fermatevi un secondo e immaginate: una persina di cui non cito per rispetto al suo stato di salute che, comodamente in viaggio sul celeberrimo Orient Express, messaggia con l’amica Elly. Di confidenza in confidenza, le scrive: “Ti dico solo che anche il sapone in bagno è dentro a dispenser di Lalique”. Quindi le invia la foto di un contenitore della famosa cristalleria di lusso parigina. “Cos’è?”, replica l’ex sardina. Ecco la prova! Trovata! Non sa cos’è Lalique, ergo non può che essere una donna del popolo. Già col suo trench sartoriale armocromaticamente armonizzato con il sudore del popolo italiano. Un po’ come le pochette dell’avvocato del popolo, Giuseppe Conte.

Ma non finisce qui. Aboubakar Soumahoro, anche lui in forte crisi di visibilità, rinchiuso dentro 4 mura con la ferrari fuori casa, dopo aver consumato con qualche schizofrenica, non potendosela prendere con sé stesso, protesta in stivali di gomma davanti a Montecitorio, e dopo che la sua pseudo mantenuta gli ha riferito cosa potesse dar fastidio alla controparte, convinto, solo lui, che destreggiarsi a femminiello potesse generare reazioni, ci riesce. Tante risate, che baccalà. Va a Ginevra per parlare alle Nazioni Unite a sputtana.. ops, scusate il turpiloquio, infanga l’Italia. “Siamo nel 2023, ma sembra di fare un balzo di 100 anni e tornare nel contesto di quel buio ventennio”, ha detto. Poi ha incolpato il premier Giorgia Meloni e il suo governo di attuare “politiche razzializzanti”. Avete letto bene: Vi starete chiedendo: ma cosa vuol dire? Boh! Ma potete scommetterci: il neologismo potrebbe entrare a pieno diritto nella vulgata dei talebani dell’accoglienza. Ad ogni modo, all’Onu, Soumahoro si è anche vantato del fatto che grazie a lui è avviata una riflessione e ha invitato a Roma “tutti coloro che Resistono quotidianamente contro l’avanzata dei razzismi delle destre estreme”. Ecco formata la nuova resistenza. Più che resistenza sembra una armata Brancaleone. E ora chi li vuol vedere scendere dalla limousine in stile Carlo e Canilla….

Ma torniamo seri, avete visto cosa ha detto Pier Luigi Bersani? Gli esponenti politici del centrodestra? Sono dei “fascist chic”. Non “contento” di essere andato finalmente in pensione, dopo gli ultimissimi anni parlamentari non particolarmente esaltanti in Articolo 1, l’ex segretario del Partito Democratico oramai può frequentare soltanto i salotti televisivi “amici” per non finire presto nel dimenticatoio. Là si può così permettere di sputare sentenze ed esprimere pareri sull’attualità politica come se fosse un passante della strada che viene fermato casualmente da una troupe televisiva – che vorrebbe inserirlo in una vox populi sul governo – mentre probabilmente sta guardando dei cantieri.

Ospite di Accordi o disaccordi, su Canale 9, Bersani viene sollecitato dal conduttore Luca Sommi a dire la sua sul nuovo corso di Elly Schlein come nuova leader nazionale del Pd. Del resto l’ex ministro dello Sviluppo economico aveva apertamente sostenuto la deputata durante la fase delle primarie aperte del partito e, proprio sulla scia di quella sua vittoria, ora si starebbe apprestando a tornare in quel movimento che aveva “dovuto” abbandonare perché considerato dai vari D’Alema e Speranza ormai completamente “renzizzato”.

A un certo punto della puntata, mentre si parlava dei temi legati al lavoro e all’immigrazione, Sommi gli chiede se la Schlein abbia fatto un inizio forse troppo timido rispetto alle aspettative di chi l’aveva votata. Bersani risponde che apprezza che il messaggio della nuova segretaria sia arrivato nel mondo giovanile. Dopo di che ne approfitta per lanciare una pesante stoccata nei confronti della maggioranza di governo. “Questa storia del radical chic non la sopporto più. Adesso che la destra vuole vendersi come destra dei poveri, quella sociale del lavoro, vogliamo parlare un po’ dei fascist chic? Facciamo una rubrica. Perché prendersela con i radical chic, a me – che non sono radical chic – girano un po’. Sarà anche ora di finirla!”.

Ora, al di là del fatto che utilizzare l’aggettivo “fascisti” non sia esattamente un elemento originale in mano alla sinistra, ma risulta francamente ridicolo da un ex esponente di spicco del Partito Democratico che si neghi come ci siano stati rappresentanti passati e presenti ascrivibili a quell’area che hanno mostrato atteggiamenti alla gauche caviar. Basti pensare a un Fausto Bertinotti d’annata: quello dei maglioncini di cashmere nelle serate-salotti denominati “BertiNight” e alla chiusura della fallimentare campagna elettorale della sua Sinistra Arcobaleno nell’Hard Rock Cafè in via Veneto, a Roma, nell’aprile 2008. Non esattamente un luogo storicamente caro ai simpatizzanti di estrema sinistra.

Come dimenticare, poi, delle scarpe e della barca a vela del due volte presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Per non parlare della tessera numero 1 del Partito Democratico: quel Carlo De Benedetti simbolo del mondo radical chic. La stessa Elly Schlein non ha voluto assolutamente essere da meno, facendosi ospitare più che volentieri a cena nell’attico di Claudio Baglioni ai Parioli in compagnia di vip dello spettacolo, e confidando apertamente di pagare diverse centinaia di euro all’ora una persona che le consiglia i colori dei vestiti da indossare. In tutto questo, la deriva che negli ultimi anni il Pd ha intrapreso ha fatto sì che il “partito della ZTL”: anche le più recenti elezioni dimostrano infatti come solo nei centri storici delle principali città – dove abitano i ceti più abbienti – trionfa la sinistra. Per il resto, è desolazione assoluta di consensi. Proprio in quelle periferie dove quella ideologia era originariamente nata e cresciuta a livello di mobilitazione sociale. E, quando a parlare è il voto democraticamente espresso dai cittadini, c’è ben poco da delirare su “fascisti”. O “fascist chic” che dir si voglia.. Caro Brrsani, tona nel sarcofago.

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