Daniele: “I coglioni per natura sono due, in strada ne vedo di più. Ultima Generazione ha un tariffario: per i blitz si fanno pagare?”

By Gaetano Daniele

Una querela in più non è che mi spaventa più di tanto. Perché quanto esprimerò tra un momento pare sia vietato da qualche legge, che pare vieti di esprimere ciò che uno realmente pensa. E anche se questa legge non esistesse, se la inventerebbero. E dunque mi aspetto denunce penali, procedure amministrative, reprimende social, e svariati vattene affanculo fascista di merda, oltre che un Viva l’Italia antifascista dedicatomi da qualche loggionista coglione che non sa neanche dove sta di casa però sa creare un nick falso su Facebook e Tik Tok. Il Natale sta per arrivare. Tempo di corse frenetiche per gli ultimi acquisti in cerca di un’idea regalo. E anche Ultima Generazione ha la sua lista di doni. Gli eco svalvolati che bloccano le nostre strade e che frignano per i processi, ora sono a caccia di soldi. E così sul profilo ufficiale di X, “Ultima Generazione-Fondo di riparazione”, lanciano la raccolta fondi per il Natale. Vere e proprie donazioni per riempire le tasche dei soldatini del clima mentre progettano nuovi assalti e nuovi blitz davanti ai paraurti delle auto.

Gli scioperi mi mandano ai matti. Generali e di quartiere, per non parlare di quelli arcobaleno. Gay, questa volta Giudice ho scritto Gay, altrimenti il mio avvocato Umberto Di Gennaro mi rompe i coglioni dicendo che sono troppo volgare, che si riversano in strada a strarnacchiare, che poi che cazzo vogliono non l’ho mai capito. Tutte chiacchiere e distintivo per nascondere una loro non normalità che vogliono far passare per normalità. Sembrano tante scornacchiate delle pendici del Vesuvio…

Hanno già ottenuto i loro dritti: alimenti anche se non sono legati dal vincolo matrimoniale. Da quando in qua, caro Giudice togato, Lei, che tutti gli articoli di legge conosce, tollera vedere due uomini mezzi nudi per strada che urlano e si baciano si baciano e urlano, che riversano bidoni della immondizia e mi tengono fermo per più di un ora e mezza, sia, per Lei, normale? Diritto a scioperare? Ma vattene affanculo pure tu togato e buono!

Siamo sotto Natale, di venerdì, ovvio. Ho visto la scena, sono un testimone. In superficie annaspava il traffico, i tubi di scappamento inesausti spalmavano smog, le gole dei cristiani spandevano nell’aria bestemmie e maledizioni. Ci sono quelli in moto, che cercano di svignarsela con uno zig zag, quelli in auto, qualche camionista, tutti li. Il Mondo che produce si ferma: parlano i pisciaturi.

Ora mi domando: che cosa ha ottenuto il Gay che ha rinunciato a una paga di mezza giornata? Niente. Ha rotto solo il cazzo al prossimo. E ha provocato un danno corale. I presunti grandi giornali e le tivù invece di denunciare questo disservizio di questo commando di sabotatori della vita comune, hanno taciuto.

Pertanto, confesso: odio gli scioperi, gli scioperanti mi fanno pena. Non è solo un rito inutile, ma un lusso che non possiamo permetterci. Causa uno spreco di energie fisiche e morali, induce a un consumo di imprecazioni al cielo e al prossimo, per cui avremmo già abbastanza motivi senza che ne aumentino il tonnellaggio Landini della Cgil e Bombardieri della Uil, Bombardieri? Che nome da mitomane.

Sono insomma per l’abrogazione dello sciopero. Che resti pure il diritto sulla Carta. Ce ne sono peraltro di intoccabili che non sono stati garantiti ufficialmente dai padri della Patria, come quello all’imbecillità, la cui eliminazione sarebbe un programma troppo vasto anche per Napoleone. Un divieto di sciopero non per legge, non per un intervento dell’autorità garante, ma per un’ondata di buonsenso collettivo. E con ciò mi do da solo dell’illuso.

Nel resto del mondo, dove servirebbero, non si fanno, ma in Occidente sì, pur dopo il solenne flop degli scioperi delle miniere gallesi e inglesi con la disfatta dei sindacati provocata da Margaret Thatcher, e negli stessi anni le batoste subite da Berlinguer messosi della parte delle frange estremiste degli operai torinesi della Fiat. Gli scioperi da allora in Italia hanno condotto i sindacalisti al Parlamento europeo, spedendo operai e impiegati alla disoccupazione.

Non ce l’abbiamo con gli operai e gli impiegati che hanno ragione a voler guadagnare di più, ma con chi detta metodi che bloccano l’organismo sociale: si fa congelare il sangue di un organismo vivo, lo si pietrifica. Piegando le ginocchia all’imprenditoria manifatturiera, costretta a chiudere bottega o a svendere il proprio marchio a multinazionali che delocalizzano nel terzo mondo progettazione e produzione. Gli scioperi non li dismetterei per ideologia, ma per pratica di vita. Non si gira in calesse sulle autostrade della competizione internazionale. In patria serve sedersi al tavolo portando proposte praticabili per le due parti. Ma che sindacati sono quelli che proclamano scioperi generali per il disarmo e intanto alla chetichella firmano contratti da cinque euro lordi di paga oraria per chi lavora nella vigilanza privata? Occorrono altri modi per difendere i legittimi interessi che non la piazza, non è il tempo della lotta di classe insieme plateale nei modi e platonica nei risultati. Semmai si tratta di coalizzarsi nella comune promozione di interessi nazionali, comprendendo bene che oggi profitti colossali che mutano i destini di popoli e continenti non sono realizzati nell’ambito dell’economia reale, ma nei cieli asettici della finanza, dove si gioca a dadi il nostro futuro. Quindi, la prossima volta, prima di rompermi il cazzo tenendomi bloccato per oltre un’ora e mezza nel traffico, almeno avvisatemi prima. Resto a casa!

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