Daniele: “De Luca fino a Roma per i soliti insulti”

By Gaetano Daniele

È successo tutto venerdì: i sindaci anti autonomia differenziata sfilano sulla Capitale per manifestare il loro dissenso. In prima fila, lui. Il capopolo Vincenzo De Luca. 550 chilometri (andata e ritorno) per insultare una donna e non una donna qualsiasi e, alla Landini, tenta l’assalto ai palazzi del potere. A proposito di Maurizio Landini, chi l’ha visto? Tutto normale? Mah… Non fosse altro che la sinistra, primi importatori di chiacchiere al mondo, continua ad ammoccarci che siamo in pericolo, i fascisti sono ovunque, finanche nella pasta e lenticchie.

Tutto ciò è molto circense e poco politico. In questi lunghissimi anni di finti allarmi, costanti e quotidiani, sul pericolo camicie nere. Pericolo che, puntualmente e fortunatamente, non si è mai verificato. Ogni formazione di estrema destra che abbia osato fare capolino a una tornata elettorale si è fermata ai gradi di Bolzano. Ma, al netto di tutto ciò, lo spettacolo messo in scena da Vincenzo De Luca, ha tutte le caratteristiche per essere etichettato alla voce fascismo: dalla marcettina su Roma, all’attacco sessista e patriarcalissimo, fino al corpo a corpo con le forze dell’ordine davanti al portone di Palazzo Chigi. E invece la stampa e gli intellettuali in servizio di antifascismo permanente rigorosamente in assenza del suddetto regime, non hanno battuto ciglio.

A loro lo spettacolo di disgusto vario di un governatore che insulta la presidente del Consiglio e finge di assaltare le istituzioni, è sembrato una normale e pacata manifestazione di dissenso. Se il metodo fascista lo usano a sinistra diventa un po’ meno fascista. Anzi stupendamente democratico. Chiaro il concetto? D’altronde non posso dire di non essermi divertito. È stato sicuramente più divertente del Film, il ritorno di Fracchia.

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