By Gaetano Daniele
In Russia Vladimir Putin stravince le elezioni, e mezzo mondo, in particolare gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea, dichiara fuori legge le votazioni. E ti pareva. “Né libere né giuste”, afferma Biden.
Ma chi può dirlo che queste elezioni siano fasulle, truccate, non libere e ingiuste. Sembra il solito ritornello arrogante e non di spirito democratico, oltre che di imprudenza, da parte di talune Nazioni dichiarare illegittimo il voto in Russia. Ne consegue infatti che Putin, per coloro i quali ripetono ciò, sia un usurpatore, un dittatore che sta illecitamente al suo posto, quindi non riconosciuto dalla comunità internazionale quale legittimo presidente russo. Benissimo, come pensiamo allora di potere costruire e favorire i negoziati e la pace tra Russia e Ucraina seguitando a inasprire i toni e gli animi? Mi sembra che abbiamo smarrito tutti quanti il senno e che il più lucido in questa situazione sia stato il pontefice, il quale ha osato adoperare i termini resa e pace finendo con l’essere divorato da chiunque.
Trovo il generale disprezzo nei confronti del voto in Russia e del trionfo di Putin piuttosto grave e mi stupisco di determinati commenti, magari sarebbe stato preferibile fossero più miti e moderati. Ad esempio, Biden avrebbe potuto dire che sussiste il concreto timore, a suo avviso, che le elezioni siano state viziate o non si siano svolte in maniera pienamente libera. Già sarebbe stato diverso. Ma poi Biden chi è? È un presidente che a sua volta è stato accusato in patria e all’estero di avere vinto grazie a trucchi e inganni, insomma in seguito ad alterazioni dei risultati. E Trump, il suo diretto avversario, ne è ancora convinto, tanto da averlo di recente ricordato, non celando il sospetto che questo possa accadere ancora, al prossimo imminente giro di boa. Per queste parole Trump è stato in questi anni ridicolizzato a livello globale, definito pazzo, deriso, perseguitato, perché per il mondo intero è impensabile che le elezioni nella democratica America siano manipolate. Tuttavia, la democratica America può puntare il dito contro la Russia e tacciare Putin di avere barato e di non essere stato scelto dal suo popolo liberamente.
Per i democratici certe accuse sono inaccettabili solo se sono essi stessi a subirle, allora invece ne sono autori nei riguardi degli altri, quelle medesime accuse diventano opportune e lecite. Inoltre, i progressisti hanno questo vizio atavico: quando perdono essi stessi o quando a vincere sono individui che mal digeriscono, parlano di gioco sporco, in quanto non riescono a confrontarsi con la sconfitta né con una visione della realtà che si discosti dall’unica che sono capaci di accettare.
Io penso che il popolo russo, così come prevedevano sondaggi di istituti indipendenti, abbia votato pro Putin in maniera tanto larga, ovvero con una percentuale dell’88%, in quanto egli è percepito quale statista forte e non ci sono avversari tanto carismatici da poterlo sostituire in questa fase cruciale. Rassegniamoci a una evidenza: per quanto non ci possa piacere, i russi amano Putin e lo ritengono affidabile. Forse nel tessere e proporre la nostra narrazione dovremmo tentare uno sforzo di comprensione che tenga conto anche del punto di vista altrui. Sono persuaso che il popolo russo attualmente avverta l’ostilità della comunità internazionale occidentale e il pericolo, quantunque infondato, di una sorta di accerchiamento ai confini europei. Questi elementi producono maggiore convergenza e consenso verso lo zar, visto come l’unico soggetto in grado di proteggere la Russia. E Putin lo sa bene e ricorre a determinate espressioni che richiamano la difesa della patria, il patriottismo, la salvaguardia dei valori dei russi. Questa da parte sua è strategia politica, la stessa che viene adottata in varie forme ovunque nel mondo in procinto delle elezioni, e non si tratta di condizionamento delle votazioni stesse. Noi in questa sua attività lo stiamo molto agevolando, ad esempio allorché screditiamo il voto del popolo russo e l’elezione di Putin.
Stiamo pisciando contro vento e non ce ne rendiamo conto. Guardiamo la pace di fronte a noi, ma sembriamo dei fosternati, la rincorriamo imboccando la via opposta.