Dai dualismi all’unità: un grido unanime di Verità, Giustizia e Rispetto! All’evento, Calcagni ospite d’onore!

By ith24.it

“Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute”: quali numerose suggestioni possono scaturire dalla semplice lettura del titolo di un convegno!

Il convegno in esame è quello che si è svolto giovedì 23 novembre, ospitato dalla Regione Lazio, presso la Sala Tevere, e organizzato dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dal suo Presidente, l’avvocato Ezio Bonanni.

Un titolo costruito su una serie di coppie antitetiche di termini: amianto e uranio, guerra e pace, ricchezza e povertà, energia e salute. Antitesi che portano con sé dissidi, scontri, conflitti, scissioni, contrapposizioni, contraddizioni.

Amianto e uranio: due nomi, due materiali, due macigni, che hanno, però, uno stesso comune denominatore, ossia costituire un grave problema per la salute e l’ambiente.

Amianto e Uranio come Scilla e Cariddi: due spaventosi mostri che osteggiano, strappano, divorano.

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“In guerra e in pace”: una sola lettera, una vocale dolce, una semplice congiunzione copulativa che descrive tutta la drammaticità dell’impiego massivo di questi due elementi, per scopi sia civili che militari.

Ricchezza e povertà: due poli, ma nello stesso mondo! Un mondo globalizzato, in cui si rischia di ampliare sempre di più il divario tra i pochi o pochissimi ricchi e i molti moltissimi poveri, con notevoli diseguaglianze sociali in una società a due velocità.

Energia e salute: un dualismo che rimanda ad altri concetti importanti, trattati durante il convegno, quali sostenibilità e responsabilità.

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Durante l’evento, patrocinato dalla Regione Lazio, è stata posta l’attenzione sui danni alla salute che possono provocare questi due cancerogeni, amianto e uranio impoverito, sia ai cittadini che ai militari impiegati in fase addestrativa e operativa. 

Informazioni, documenti, dati, risultati della ricerca medico-scientifica: queste le basi per una conoscenza approfondita dei fenomeni, che è il primo passo per comprendere la realtà e, quindi, operare in essa con consapevolezza e coscienza critica.

L’evento, moderato dal giornalista Franco Di Mare, ha rivelato i dati epidemiologici e l’impatto dell’uso dell’amianto e delle tardive bonifiche. Ancora sono presenti 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. 7 mila sono i decessi nel solo 2022, di cui 2 mila a causa del mesotelioma, altri 3.800 decessi solo per il cancro del polmone, senza contare tutte le altre patologie annesse. 

Nel Lazio, in particolare, sono stati censiti 1.448 casi di mesotelioma fino al 2018. Questi dati costituiscono la punta dell’iceberg, perché sono più del triplo i decessi, se si tiene conto di tutte le malattie asbesto correlate. I distretti più a rischio sono quelli delle zone periferiche di Roma, industrializzate, il pontino e il frusinate. 

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«La problematica dell’amianto è di estrema gravità anche in ambito scolastico e coinvolge i più giovani – afferma l’avvocato Paolo Nesta –. Ci sono ancora 2292 scuole non bonificate dall’amianto. Non è concepibile che soprattutto i giovani siano esposti a questo rischio mortale». Una realtà allarmante che dovrebbe interpellare le coscienze e scuotere gli animi di tutti.

Non meno inquietante è la situazione legata ai proiettili di uranio impoverito utilizzati nei luoghi dove sono stati impiegati i nostri uomini in divisa. Questo cancerogeno, insieme all’impatto dell’amianto nel settore difesa, continua a mietere vittime tra gli appartenenti alle Forze Armate. A darne una toccante testimonianza è stato il Colonello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, in collegamento da remoto. Per il Colonnello, veterano che ha vissuto e continua a vivere quotidianamente sulla sua pelle il calvario su due fronti – gli intoppi e gli ostruzionismi della burocrazia sanitaria e militare, da una parte; le terapie, dall’altra – far luce sulla pericolosità delle munizioni ad uranio impoverito, il cui utilizzo ha suscitato evidenti interessi in ambiti sia civili che militari, in quanto materiale di scarto ad alta densità e basso costo, diventa un’esigenza impellente.

La voce accorata del Colonnello, come quella dei familiari delle vittime in sala, ha acceso inoltre un faro su un ulteriore dramma nel Dramma: i familiari delle Vittime del Dovere, che rappresentano altre “vittime” in questa buia pagina del nostro Paese, spesso abbandonati, dimenticati, non considerati.

Anche per loro si combatte incessantemente questa battaglia, che è innanzitutto una battaglia “di civiltà”.

Gli altri numerosi professionisti ed esperti intervenuti al convegno hanno sottolineato l’importanza della prevenzione, della tutela della salute e della protezione dell’incolumità dei cittadini e dei nostri soldati, i quali spesso sacrificano la loro stessa vita per il bene della collettività. 

Una coralità di voci, provenienti dal mondo delle Istituzioni, della Medicina e della Scienza, del Diritto e della Giurisprudenza, dell’Industria e dell’Imprenditoria, quindi, una molteplicità di punti di vista nell’affrontare temi così caldi, ha sottolineato l’importanza della rete, in un proficuo dialogo costante tra le diverse componenti della stessa.

Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’Università di Bologna, utilizza una bellissima metafora: la metafora della corda e della catena, che ci aiuta a capire meglio ed in modo intuitivo quanto oggi siano cruciali i legami e le reti sociali. La catena è formata da tanti anelli, ognuno dei quali rappresenta un indicatore di benessere. Se un anello si rompe, tutta la catena crolla. La corda, invece, è formata da tanti fili intrecciati, che rappresentano le relazioni. Se anche qualche filo cede, qualche relazione si rompe, reggeranno le altre relazioni. È molto più facile riannodare i fili della corda che non gli anelli della catena.

L’immagine ci riporta al tema della solitudine, della debolezza dei legami sociali e delle reti, della fatica “a fare comunità” e ci indica delle possibili linee di sviluppo nella prospettiva del riconoscimento della centralità dei legami e delle reti nel produrre benessere sociale, nell’implementare il processo di sostegno sociale, nel rispondere ai processi di marginalità, di “non riconoscibilità” delle vittime del dovere e nel determinare più in generale processi di rigenerazione comunitaria e relazionale, soprattutto con le Istituzioni, spesso sorde, assenti, lontane dai problemi delle vittime e dei loro familiari.

Il loro Urlo di Munch, nella rivendicazione di diritti inappellabili, diventa spesso un silenzio assordante.

Giustizia, Verità, Rispetto: una triade di valori e ideali che continua ad ispirare l’agire quotidiano di tanti familiari, accompagnati spesso dalla guida vigile, attenta e scrupolosa di un “eroe per gli altri”, qual è il Colonnello Carlo Calcagni, che affronta lunghissime ed estenuanti battaglie, con grande dignità, a favore di diritti, riconoscimenti, tutele per chi soffre come lui e per le loro stesse famiglie.

Un veterano caparbio, tenace, determinato, resiliente e, soprattutto, resistente, il quale crede fermamente in quello che fa per ottenere quello che vuole, facendo proprio il pensiero di Charlie Chaplin:

È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione.

Perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa!

La vita è troppo bella per essere insignificante.”

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