Bruxelles minimizza. “Un’indagine nata nel 2022”, mette un freno a Von der Leyen

By Ludovica Bulian

L’inchiesta della Procura europea piomba su Ursula von der Leyen nel suo momento più delicato, alla vigilia delle elezioni e alla ricerca di un secondo mandato alla guida della Commissione Ue. L’indagine Pfizergate «è in corso», ha confermato anche ieri una portavoce degli inquirenti europei, precisando che l’istruttoria sui presunti illeciti nell’acquisizione dei vaccini anti-Covid da parte dell’Ue – e le relative trattative tra la presidente Ursula von der Leyen e il ceo di Pfizer, Albert Bourla – «è stata annunciata nell’ottobre del 2022». Sul caso, considerato altamente sensibile, le indagini non hanno una scadenza da rispettare, è stato detto. Non ci sono indagati ma si procede per «interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di sms, corruzione e conflitto di interessi». I procuratori dell’Eppo stanno indagando su presunti illeciti nell’ambito dell’accordo per l’acquisto da 2 miliardi di dosi di vaccini.

Sì presenta dunque ora il conto di una stagione difficile, gestita quanto meno con scarsa trasparenza dalla presidente della commissione. Sotto il faro dei magistrati lo scambio di messaggi tra von der Leyen e l’amministratore delegato del colosso farmaceutico Albert Bourla, che portò poi alla maxi-commessa di vaccini anti covid. Una corrispondenza finita allora al centro dei riflettori e su cui erano piovute interrogazioni, oltre che una richiesta di accesso agli atti da parte del New York Times. La Commissione si è sempre rifiutata di rivelare il contenuto degli sms o anche solo di confermarne l’esistenza. Si tratta di messaggi che von der Leyen avrebbe scambiato con Bourla nell’ambito di una missione diplomatica sui vaccini anti-Covid. Il quotidiano americano nell’aprile 2021 ha denunciato la Commissione alla Corte di Giustizia dell’Unione, sostenendo che aveva l’obbligo di rendere pubblici i messaggi, in quanto avrebbero potuto contenere informazioni sull’accordo da alcuni miliardi di euro. Ma la commissaria alla Trasparenza, Vera Jourová, aveva risposto che questi potevano essere stati cancellati per la loro «natura effimera». Era stata la Procura belga di Liegi ad aprire l’inchiesta nel 2023, dopo una denuncia presentata dal lobbista Frédéric Baldan. Denunce presentate poi anche da Ungheria e Polonia, anche se dopo la vittoria elettorale di Donald Tusk, un portavoce del governo polacco ha detto che il Paese le ritirerà.

Il New York Times aveva definito gli sms di von der Leyen «diplomazia personale», finalizzata a chiudere il terzo contratto con Pfizer che prevedeva 1,8 miliardi di dosi da consegnare tra la fine del 2021 e il 2023. Il quotidiano riferiva di «messaggi e telefonate con Albert Bourla» scambiati «per un mese». Corrispondenza rimasta sempre segreta. I giornalisti si erano appellati al mediatore europeo Emily O’Reilly, il garante della buona amministrazione delle istituzioni comunitarie, che aveva avviato un’istruttoria finita poi nel nulla. In tutto l’Europa ha comprato 4,2 miliardi di dosi, per 71 miliardi di euro. Va ricordato che la presidente della Commissione non è indagata. Ma la stessa Corte dei conti Ue nella sua relazione del 2022 scriveva che «nel marzo 2021 la presidente ha condotto le trattative preliminari per un contratto Pfizer», ed è stato «l’unico contratto per il quale la squadra negoziale congiunta non ha partecipato». Insomma, avrebbe fatto tutto da sola. «L’inchiesta conferma la gravità della vicenda.

Von der Leyen non può continuare a tacere sulla questione e fare finta di nulla – attacca la Lega – È una questione di trasparenza, valore su cui si dovrebbe basare tutto l’operato dell’Ue, ed è in gioco la credibilità delle istituzioni europee».

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