Boom, Maurizio Landini non può più guidare la Cgil: la carta che lo inchioda

By Francesco Specchia (LiberoQuotidiano)

La civetta di Minerva vola al crepuscolo –dicevano gli antichi-, la vecchiaia porta saggezza. Salvo, forse, nel caso di Maurizio Landini, il quale incatena tenacemente il suo personale volatile totemico in età pensionabile al più alto scranno della Cgil. Ci spieghiamo. Landini resta in tenace armonia con le proprie contraddizioni. Non ultima quella del “caso Massimo Gibelli” dal portavoce licenziato che non avrebbe potuto essere licenziato se fosse stato applicato il Jobs Act tanto odiato dal sindacato stesso. Un caso tecnicamente imbarazzante, la cui discussione il segretario ha disertato davanti alla telecamere Mediaset di Quarta Repubblica. Epperò, proprio in continuità con le gaffes che disseminano il terreno della Cgil, Landini contraddice ora il suo stesso statuto.

Che prevede l’ineleggibilità dei Segretari e dei dirigenti per raggiunti limiti di età. La storia la racconta con dovizia di particolari Il Riformista. C’è quest’avvocato, Francesca Carnoso, membro del direttivo nazionale Fisac Cgil (la sigla confederale dei bancari) che viene licenziata nel 2021 «piuttosto ruvidamente. Anche se non per caso: l’avvocata Carnoso un problema lo aveva sollevato. In punta di statuto, aveva contestato l’eleggibilità del Segretario generale della categoria, Nino Baseotto, per limiti di età», scrive il giornale di Renzi e Ruggieri, «una regola precisa dello Statuto della Cgil vieta espressamente di rivestire cariche dirigenziali a chi è in età pensionabile. L’avvocata aveva fatto la voce grossa, forse troppo: “O le regole valgono per tutti o siamo di fronte a insostenibili privilegi”, aveva tuonato la Carnoso. Ma aveva ragione. La regola nello Statuto Cgil però esiste, nero su bianco. «Il Riformista ha potuto verificare. Si trova sulle Delibere attuative dello Statuto, in un documento votato dall’Assemblea Generale del 19 e 20 luglio scorso, tenutasi a Roma». Dal suddetto documento, in sintesi, si evince che lo stesso Landini, avendo a suo stesso dire iniziato a lavorare nel ’76 (con 47 anni di contributi versati) come “apprendista saldatore”, soddisfa pienamente i requisiti perla pensionabilità.

Solo che quando è stato rieletto al congresso di Rimini il 18 marzo scorso, Landini ha lievemente omesso di comunicare il suo riferimento pensionistico (non gli avrebbe impedito l’elezione, ma sarebbe stato un argomento forte ed etico a vantaggio dei suoi avversari interni). Ora, non esiste decadenza automatica per il tempo previdenziale che scorre, sia chiaro. Si possono fare mille deroghe. Solo che, nel nome della “trasparenza” e della “sobrietà” che attraverserebbero il codice etico dello Statuto Cgil, be’, Landini poteva perlomeno riferire di tutto ciò ai direttivo e ai compagni elettori.

Così come, per gli stessi principi, sarebbe bellissimo se, in tempi di stretta di cinghia e di grossa crisi, il segretario comunicasse a tutti gl’iscritti il suo stipendio (7000 euro al mesi, più di un magistrato quasi a fine carriera, o di un generale dell’Esercito o dei carabinieri). O se ricordasse che, nella sua strenua lotta al salario minimo di 9 euro all’ora, la Cgil ha stipulato contratti per i suoi dipendenti a ben 6 euro all’ora. O rievocasse tutti quei casi in cui, ai tempi dell’illicenziabilità dello Statuto dei lavoratori, la Cgil era la prima che licenziava su due piedi i propri collaboratori violando lo stesso Statuto ma ben protetta da un’oramai opinabile norma del dettato costituzionale… 

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