[L’intervista] Al Cto intervento storico. La svolta, unica, nel trasloco dei nervi

Paolo Maria Rossini

Di Maria Sorbi

Marcello Gaviglio, 58 anni, si definisce «l’uomo più felice del mondo». È stato sotto i ferri per 12 ore e presto potrà recuperare l’uso del braccio sinistro. Un intervento, il suo, destinato a essere citato nei manuali di medicina.

Al Cto di Torino i microchirurghi Bruno Battiston e Paolo Titolo, ed i neurochirurghi Francesca Vincitorio e Diego Garbossa, gli hanno trapiantato i nervi della gamba – di cui aveva perso l’uso dopo un brutto incidente in scooter – e glieli hanno inseriti nel braccio. A spiegare meglio la particolarità dell’operazione è Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di neuroscienze e neuro riabilitazione dell’Irccs San Raffaele di Roma.

Possiamo parlare di una svolta nella neuro chirurgia?

«Per ora parliamo di un’operazione unica. Per capire se sarà davvero una svolta dobbiamo aspettare qualche mese. L’intervento è tecnicamente riuscito, ora bisogna capire se sarà funzionale e se il paziente riuscirà a utilizzare il braccio».

Di fatto c’è stato un trasloco di nervi?

«Si, ed è la prima volta da un arto inferiore a un arto superiore. Al paziente era stata amputata la gamba sinistra e quindi i nervi dell’arto, pur rimasti indenni dopo l’incidente, erano inutilizzati. Ora hanno avuto una nuova vita. Uno dei grossi vantaggi dell’auto trapianto è che non ci saranno problemi di rigetto».

È vero che nelle prime fasi di fisioterapia il paziente dovrà dare input al braccio pensando di darli al piede?

«Sì, ora inizia la fase di riabilitazione del cervello e il paziente dovrà provare a muovere il braccio pensando alla sua gamba. Poi gli verrà spontaneo. In questa fase, che durerà mesi, scopriremo se l’intervento avrà esiti positivi. Cioè se la reinnervazione avverrà in modo preciso o no. È come mettere in moto una macchina e metterla in strada senza che abbia un indirizzo giusto: la macchina si muoverà ma non raggiungerà la sua destinazione. Allo stesso modo, il rischio è che il braccio si muova ma non in modo preciso. Inoltre bisogna verificare che le fibre siano in grado di riacquistare la sensibilità fine della mano per riconoscere gli oggetti e riportare al cervello le sensazioni tattili».

Insomma, qualche incognita c’è ancora.

«L’idea di traslocare’ nervi da una parte ad un’altra del corpo di un medesimo paziente non è nuova ma particolarmente attraente per la mancanza di rigetto.

Già il professor Giorgio Brunelli a Brescia negli anni 90 aveva effettuato diversi interventi con la traslocazione del nervo ulnare del braccio ai muscoli glutei e quadricipiti di pazienti paraplegici. In anni successivi sono state tentate (in situazioni analoghe a quelle del paziente di Torino) traslocazioni di diversi nervi sul braccio.

I risultati sono sempre stati piuttosto modesti. Nel caso dell’intervento di Torino, da quanto si comprende, le fibre traslocate’ sono rimaste collegate al sistema nervoso centrale e quindi sono ancora sotto il comando dei centri superiori (nel midollo e nel cervello) deputati al controllo della gamba».

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