Colpo di scena a Verbania: la Gip che ha scarcerato i tre indagati della strage della funivia al Mottarone è stata esonerata e non si occuperà più dello scottante fascicolo d’indagine sulla tragedia costata la vita a 14 persone.
La faccenda può apparire di secondo piano, quasi una bega interna alla procura. E invece ha una rilevanza pubblica non di poco conto. La Gip infatti aveva preso una decisione corretta dal punto di vista giuridico, ma scomoda in un Paese abituato a condannare gli indagati prima della celebrazione del processo. I fatti sono noti. Il pm aveva arrestato tre persone, di cui uno reo confesso per aver manomesso i freni della cabina, e li aveva fatti rinchiudere in galera. Si chiama carcerazione preventiva, che in Italia però è prevista solo per gravi motivi e nel caso in cui vi sia il rischio che i presunti colpevoli possano fuggire, reiterare il reato o inquinare le prove. Per Donatella Banci i tre indagati, Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini,non meritavano di stare dietro le sbarre, almeno finché non vi sarà una condanna. La Gip infatti si è letta le carte e ha ritenuto che l’arresto fosse stato eseguito “al di fuori dei casi previsti dalla legge”. A carico di Perrocchio e Nerini vi era una “totale mancanza di indizi”, molte delle accuse si basavano su “mere, anche suggestive supposizioni”. E non vi era “alcun elemento” per immaginare un pericolo di allontanamento. Per questo i due sono stati scarcerati, mentre il reo confesso Tadini è finito ai domiciliari. Dove attenderà l’eventuale processo.
La decisione del Tribunale avrà ovviamente effetti immediati: porterà i faldoni del caso funivia sul tavolo di un altro magistrato. Per la precisione il fascicolo verrà affidato ad un giudice “che la stessa Banci dal primo febbraio aveva esonerato per i suoi ritardi, ritenuti cronici, nella redazione delle sentenze. Insomma, oltre al danno anche la beffa.