Sbarcati in Italia, terroristi in Europa: ecco gli attentatori passati per il nostro Paese

By Francesca Galici

Sagou Gouno Kassogue, il 32enne maliano che nella mattinata di sabato 3 febbraio ha accoltellato 3 persone alla Gare de Lyon di Parigi, è stato uno degli oltre 180mila migranti che sono sbarcati in Italia nel 2016. Ha toccato il suolo europeo a Pozzallo, in Sicilia, e nel 2019 ha ottenuto il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria. Le autorità francesi minimizzano, negano che dietro il suo atto possano esserci ragioni terroristiche ma non escludono quelle religiose. Kassogue non è certo il primo immigrato che sbarca in Italia e che diventa protagonista delle cronache per le sue violenze.

Andando a ritroso, nel passato più recente si trova Abdesalem Lassoued, il tunisino 45enne che lo scorso ottobre ha freddato a Bruxelles due turisti svedesi, che dopo lo sbarco in Sicilia ha trascorso del tempo nel nostro Paese tra Bologna e Genova. Lakhdar Benrabah, invece, è l’algerino che l’8 novembre 2021 aggredì con un coltello tre poliziotti davanti al commissariato di Cannes. Sbarcò in Sardegna, venne trasferito a Napoli ed è qui che ottenne il permesso di soggiorno. Anche lui, secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, era parte di quell’enorme flusso di migranti sbarcato nel 2016 nel nostro Paese. A Napoli, aveva trovato casa a due passi da porta Capuana nella città vesuviana, una delle zone più note per la criminalità diffusa. Ai tempi, si sollevò il problema che in quella parte di città dove la legalità non è più di casa da tempo, dove gli affitti avvengono in nero e senza documenti, potessero esserci altri Lakhdar Benrabah pronti a colpire. O, forse, ce ne sono ancora, e non solo a Napoli.

Brahim Aoussaoui, invece, è il tunisino che il 29 ottobre 2020, sempre col coltello, all’urlo di “Allah Akbar” uccise tre persone nella basilica di Notre-Dame a Nizza. Risultò sbarcato poco più di un mese prima, il 20 settembre, a Lampedusa. Dopo la quarantena, l’8 ottobre arrivò a Bari dove gli venne messo in mano un foglio di via col quale, clandestinamente, arrivò oltre confine. Anis Amri è il terrorista che nel 2016 ha compiuto la strage di Berlino, lanciando il suo furgone sulla folla che passeggiava tra le vie del mercatino di Natale il 19 dicembre del 2016, uccidendo 12 persone. Anche lui tunisino, anche lui sbarcò a Lampedusa, ma nel 2011. Prima di diventare uno stragista, venne arrestato in Italia per minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso. Soggiornò nelle nostre carceri e con un foglio di via raggiunse la Germania. È stato neutralizzato in Italia, alla stazione di Sesto San Giovanni nei pressi di Milano, dove è tornato dopo l’attentato di Berlino.

Sempre nel 2016, ma ad agosto, l’algerino Khaled Babouri aggredì a Charleroi, in Belgio, due poliziotte a colpi di machete vicino al commissariato. Anche lui gridò “Allah Akbar” e pochi giorni dopo l’attentato venne rivendicato dall’Isis. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, tunisino, ha lanciato un autocarro sul lungomare di Nizza, l’affollatissima Promenade des Anglais a Nizza. Furono quasi 90, in quell’occasione, le vittime dell’attentato. Faceva spesso la spola con l’Italia per portare, diceva lui, viveri ai rifugiati. Ahmed Hanachi, il tunisino che il primo ottobre del 2017 accoltellò a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia, invece, era sposato con un’italiana e visse per lungo tempo ad Aprilia a casa di suoceri. Sono storie di massacri, di morte e di sangue che devono accendere un riflettore sui rischi che corrono in nostro Paese e l’Europa con politiche troppo permissive in fatto di immigrazione.

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