La maturazione politica di Laura Boldrini: “Ho sgridato il medico che mi ha salvato la vita: diceva buongiorno a tutti e non a tutte”

E’ molto sincera e toccante l’intervista concessa ieri al Corriere della sera da Laura Boldrini, che è tornata a parlare della propria malattia che l’ha colpita durante il lockdown, un sarcoma alla gamba, un tumore molto invasivo, dal quale fortunatamente è uscita vincitrice. Il racconto sull’iter della malattia si conclude, però, con la citazione di una delle sue proverbiali, quanto famigerate e sterili, battaglie politiche, quello sulla declinazione al femminile di tuti i nomi e i titoli che facciano in qualche modo riferimento al genere. Dalla “presidenta” alla “dottora”, la Boldrini prosegue con la sua crociata neo-femminista ed è lei stessa a svelare di averlo fatto perfino al termine della sua brutta avventura in ospedale, sgridando il medico che le aveva salvato la vita.

Il ricovero al Rizzoli di Bologna, cominciato il 9 aprile 2021, è terminato di lì a qualche settimana e si è concluso con le dimissione con diagnosi incoraggiante, grazie all’intervento del dottor Alessandro Gasbarrini: “Un eroe, uno capace di operare per 15 ore di seguito. La mia operazione non è durata tanto, ma è stata complicata: il professore ha tolto 25 centimetri di femore, ha inserito una protesi di titanio da 45 centimetri, che pesa un chilo in più ed è incastonata da un lato in quel che resta del femore, dall’altro nel bacino…”. Peccato però che poi lo abbia redarguito davanti a tutti, perché? “Semplicemente Gasbarrini entrava nel reparto dicendo ‘buongiorno a tutti’. Siccome eravamo in maggioranza donne, gli ho chiesto di dire ‘buongiorno a tutte e a tutti’ Ha sorriso, e da allora fa sempre così”.

Con i social, che la tempestavano di critiche e spesso anche di insulti, laBoldrini sostiene di avere un rapporto migliore da un po’ di tempo a questa parte. “Questa aberrazione, per cui si sentono autorizzati ad augurarti la morte per mettere a tacere la tua voce, la trovo abbastanza disgustosa. Eppure è successa una cosa strana. Dopo che Meloni e Salvini hanno solidarizzato con me, anche i loro follower, tranne qualche eccezione, mi hanno trattata con rispetto. La discussione ha cambiato registro, si è fatta meno feroce, meno degradata. Questo dimostra che l’esempio del leader è determinante. In passato alcuni leader hanno tentato di aizzare i propri militanti contro l’avversaria, augurandole qualsiasi cosa, usando sessismo e misoginia come strumenti politici: generalizzazioni indegne che mai dovrebbero esistere in democrazia”.

Della Boldrini, però, non si ricorda una sola parola di solidarietà nei confronti dei suoi avversari politici, da Salvini a Meloni, colpiti negli ultimi anni da offese, minacce di morte e contumelie sessiste nel silenzio generale della sinistra e dei suoi leader. Giusto dare il buon esempio, Boldrini…

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