Il senso di colpa di Elly Schlein, cambia pensiero sui migranti, il clamoroso dietrofront

Per una volta Elly Schlein deve aver chiesto un consiglio di politica alla sua armocromista e non ai membri della sua segreteria. Non si spiega altrimenti l’esternazione che la segretaria dem ha fatto davanti ai sindaci del Pd in tema di immigrazione: «Tutti i Paesi devono fare la loro parte sull’accoglienza. Non possiamo sigillare il mare». E ancora: «Bisogna superare l’ipocrisia del regolamento di Dublino, che blocca centinaia di migliaia di richiedenti asilo nel Paese in cui mettono piede». Un bagno di realismo che lascia a bocca aperta.

Certo la convergenza di idee con il governo di centrodestra finisce qui, perché appena la Schlein passa a spiegare le possibili soluzioni all’immigrazione, torna prepotentemente nell’ideologia più di sinistra, quella che negli ultimi anni non solo non ha fermato gli sbarchi, ma al contrario li ha incentivati. Spiega Elly parlando da Firenze davanti ai sindaci del Pd: «Il modello di riferimento deve essere l’accoglienza diffusa. È una strada che produce inclusione sociale, che coinvolge i sindaci e le comunità locali, che prevede trasparenza sulla rendicontazione dei fondi». Al contrario, prosegue Schlein «il governo la vuole smontare, ammassando le persone in grandi centri e scaricando tutte le responsabilità sui sindaci». Infine ringrazia il governatore della Toscana Eugenio Giani «per questa battaglia che ha fatto – contro i Cpr, ndr – e sa che ha tutto il nostro supporto».

Mentre Schlein diceva queste cose, a Malta i nove Paesi Ue che affacciano sul Mediterraneo (Italia, Malta, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro Croazia e Slovenia), mettevano a punto un documento comune per fare il punto sull’emergenza migratoria. Tutti e nove i membri si sono trovati d’accordo nel chiedere alla Commissione Ue «una pronta implementazione dell’accordo con la Tunisia» e anche di «accelerare i negoziati sul Patto per la Migrazione e l’Asilo per raggiungere un accordo su tutti i punti prima della fine della legislatura» al fine di «fornire le necessarie rassicurazioni che le necessità dei paesi in prima linea saranno adeguatamente soddisfatte.

Inoltre – prosegue il testo della dichiarazione congiunta – ricordiamo la necessità di un aumento significativo degli sforzi dell’Ue sul fronte della dimensione esterna, con un rinnovato approccio allo scopo di ridurre efficacemente i movimenti primari e prevenire le partenze, migliorare il tasso di rimpatri di richiedenti asilo respinti e di altri cittadini di paesi terzi che non hanno il diritto legale di rimanere nell’Unione». E ancora si parla di «smantellare la rete del contrabbando», di «impedire la partenza di navi che non rispettano gli standard di sicurezza internazionali», al fine di «promuovere una migrazione sicura, ordinata e legale». Insomma «di fronte alla sfida dell’immigrazione illegale – si legge ancora – è necessaria una risposta europea sostenuta e olistica, sia a breve che a medio termine». Una dimostrazione di unità che potrebbe far breccia in una Commissione fin qui timida.

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