Ecco perché Giuseppe Conte attacca la Meloni, la ragione

By Fabio Rubini (LQ)

Giuseppe Conte è in piena ansia da prestazione. L’incoronazione a competitor principale della Schlein fatta dalla premier Meloni non gli è proprio andata giù. E allora eccolo, novello prezzemolino, tra un’intervista a La Stampa e un’ospitata a Prima di domani, da Bianca Berlinguer, affannarsi nel tentativo di spiegare che il vero leader dell’opposizione è lui e non l’altra.

Conte in entrambe le circostanze parla della Meloni, ma i messaggi che lancia sono tutti per la segretaria del Pd. È così quando dice che «il leader dell’opposizione non lo sceglie la premier, ma gli elettori» o quando insinua sibillino che tutto sommato la Meloni si è scelta la segretaria Pd come interlocutore per il faccia a faccia tv perché «sa che in un confronto con me non avrebbe vita facile con le fesserie che racconta». O ancora quando dopo aver spiegato di aver messo in «conto che Elly si difenda benissimo», spiega che «se anche Meloni batte Schlein in un confronto tv non vuol dire che sia più forte dell’opposizione».

Un altro segnale dell’insofferenza con la quale “Giuseppi” sta vivendo questa situazione è il tenore degli attacchi. Soprattutto in tv appare concitato, ad un certo punto s’accalora fino a diventare paonazzo, quando annuncia che «se la premier vuole scegliersi l’interlocutore d’opposizione, sappia che avrà me e il Movimento Cinquestelle a sbarrargli la strada e a contestargli l’incapacità di questo governo». Conte pensa a Meloni, dicevamo, ma parla a Schlein anche quando ribadisce che il posizionamento dei grillini «è saldamente progressista», ma sibillino ammette che sulla strada dell’alleanza organica col Pd «esistono ancora numerose criticità». E arriva poi a dire che forse «Meloni mi attacca sempre perché è ossessionata da me», ma l’impressione è sempre che il vero chiodo fisso sia quello dell’ex premier nei confronti dell’attuale segretaria dem.

Quello che è evidente, è che il leader Cinquestelle stia studiando da capo dell’opposizione e che si prepari a giocare la battaglia della vita alle elezioni europee del 9 giugno. In quell’occasione se dovesse esserci il sorpasso, Conte sarebbe incoronato primo competor della premier, con conseguente caduta in disgrazia della Schlein. Viceversa per lui potrebbe aprirsi un processo all’interno del Movimento. Ma questa è un’altra storia. Tornando alla cavalcata anti Meloni e anti Schlein, ecco che il nostro spara a zero sulla premier: «Dice che corriamo sopra la media europea, ma è una bugia, perché nel 2024 il Pil medio europeo è stimato all’1,3% e quello italiano allo 0,9 o addirittura allo 0,6%».

Per Conte Meloni mente anche sul tema degli extraproffitti perché «non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo». Poi accusa la premier «di non occuparsi delle 400mila famiglie in povertà assoluta» cui è stato tolto il reddito di cittadinanza. Particolarmente duro anche l’affondo sulla guerra in Medio oriente: «Nella posizione su Gaza vedo solo l’indegnità di un governo che lascia morire 20mila civili palestinesi, senza avere il coraggio di condannare Israele» e poi accusa l’esecutivo di «non aver votato le risoluzioni che chiedevano il cessare il fuoco».

L’ex premier, però, accusa anche qualche battuta a vuoto. Ad esempio sulle polemiche per i saluti romani ad Acca Larentia. Lui dice da premier avrebbe «preso le distanze da quella manifestazione», dimenticandosi che quando lo era davvero quei saluti sono stati fatti per tre anni, ma non si ricordano sue note di biasimo. O come quando, incalzato sulla condanna in primo grado dell’Appendino s’incarta nello spiegare che un conto è fare il sindaco, un altro è essere un esponente di governo. O ancora sui banchi a rotelle che dopo il Covid sono finiti rottamati, ma «nel Nord Europa li usano tutti». Un Conte in chiaro scuro, insomma, con in testa un’ossessione: sostituire la Schlein nel ruolo di leader dell’opposizione. 

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