Chi siete, dove andate? Un fiorino. Si, ma chi siete, dove andate? Un fiorino. L’ultima trovata di Nardella: la “donazione” per rimpinguare le casse. Ma vafancul….

In uno dei viaggi nel tempo più belli della storia del cinema i due amici protagonisti, Mario (Massimo Troisi) e Saverio (Roberto Benigni) vengono catapultati nel 1492, in pieno Rinascimento. Il film è “Non ci resta che piangere” e una delle scene più esilaranti è quella in cui i due amici si trovano a passare davanti a un gabelliere, che con una guardia armata presidia il confine della Signoria fiorentina. L’uomo li ferma sottoponendoli ad uno strampalato interrogatorio: “Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate?”. E a seguire la richiesta perentoria: “Un Fiorino!”. Le domande vengono ripetute a raffica, fino a far esasperare Mario e Saverio, che fuggono a gambe levate.

La gabella per chi varcava il confine era uno dei metodi classici con cui l’autorità tassava le persone, i loro spostamenti e le merci che trasportavano. Per qualunque motivo. E più frontiere si dovevano superare, più tasse si dovevano pagare.

Ora per certi versi sembra di essere tornati a quei tempi. Per rimpolpare le finanze del suo Comune il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha pensato di chiedere una “donazione” a tutti quelli che si recheranno nella sua città, per qualunque motivo. Un obolo per contribuire alla cura della città, visto che, a suo dire, con la tassa di soggiorno il Comune non riesce a coprire tutte le spese necessarie a garantire pulizia, sicurezza e decoro. Pare che la spesa complessiva incida per circa 50 milioni di euro all’anno. Che non sono pochi. Ma se “spalmati” sui milioni di visitatori che ogni anno calpestano il suolo del capoluogo toscano, non sarebbero che pochi spiccioli.

Ecco come Nardella ha spiegato la propria idea: “Stiamo pensando a una grossa innovazione che ho intenzione di presentare a novembre, proprio a Firenze, in occasione delle celebrazioni per i 50 anni dell’istituzione delle aree Unesco davanti ai ministri della cultura e le delegazioni da tutto il mondo. Parto da un concetto base: la bellezza ha un valore e ha un costo e quindi per la nostra città ho pensato a una forma di pagamento che potremmo chiamare ‘World Heritage Pass‘, proprio in nome della conservazione del nostro patrimonio storico-culturale riconosciuto dall’Unesco”.

Il pagamento non avverrebbe, ovviamente, tramite i gabellieri, ma in modo più sofisticato, grazie agli smartphone e alla nuove tecnologie. Nardella non vuol sentir parlare di tassa, preferisce l’espressione “patto di collaborazione” con chi arriva in città. Ma cambia poco: l’obiettivo è far pagare chi viene da fuori, chi non è cittadino di Firenze. E poco importa se queste persone già portano ricchezza alla città. In che modo? Bevendo un caffè, mangiando un panino o un gelato, prendendo un taxi (o l’autobus), andando al ristorante, facendo acquisti in qualche negozio. E l’elenco potrebbe andare avanti per ore.

Nardella però tira dritto: “Entrando in un museo a cielo aperto deve diventare naturale offrire un contributo finalizzato alla sua conservazione. Lo scopo non è ripianare i bilanci, ma evitare che questi costi ricadano solo sui cittadini e su chi soggiorna nelle strutture alberghiere”. Insomma, tutti devono pagare. Da lì a tassare anche l’aria poco ci manca. Anche se l’importo sarà basso (il valore di un caffè al giorno), è il principio che non convince. Poi, per carità, se uno vuole fare una donazione è liberissimo di farla. Ma siamo proprio sicuri che non scatterà l’obbligo e, quindi, il balzello? Il Comune rassicura: nessun obbligo.

L’idea è quella di offrire alcuni servizi per chi effettua la donazione: informazioni, sconti, suggerimenti. Ovviamente raccogliendo e poi gestendo una mole di dati che faranno gola a chi può avere interesse a raggiungere un elevato numero di persone. Il meccanismo è quello solito: ci fanno divertire o ci danno qualche informazione e in cambio si prendono tutti i nostri dati. Tirarsi fuori da questo vortice poi diventa difficile oltre che faticoso. Nessun servizio o benefit per chi, invece, volesse donare l’obolo in contanti, magari con una moneta da un euro (o anche di più)? Sembra di no, al momento. Pare che tutto voglia essere legato (e pensato) di intesa con le nuove tecnologie. Anche perché i numeri sono sempre più preziosi e utili, basti pensare all’analisi dei flussi, gli spostamenti, i gusti, i consumi e cose di questo genere.

“Il sindaco Nardella torna a battere cassa coi turisti che visitano la nostra città – tuona il consigliere di Fratelli d’Italia Jacopo Cellai – ma la sua proposta così come l’ha spiegata ci pare presenti non pochi problemi. Nardella parla di 50 milioni l’anno che il Comune spende per migliorare il decoro. Ci potrebbe spiegare come vengono spesi questi soldi? Perché si tratta di una cifra importante. È una questione di trasparenza a cui il sindaco non può sottrarsi”.

“Se pensiamo ad esempio ai servizi igienici pubblici, elemento tra i più importanti per garantire il decoro in una città, a Firenze se ne contano ben pochi. Secondo Nardella – prosegue Cellai – la tassa di soggiorno non può bastare per tutto. Nel bilancio di previsione 2022 sono stati inseriti a questa voce 43,5 milioni di euro, una cifra ancora inferiore alla media per il post pandemia. Ebbene, di questi 17,5 milioni vanno al trasporto pubblico. Il sindaco può illustrarci per cosa, nello specifico? Noi un sospetto lo abbiamo: per la tramvia, che comprenderà l’obbrobrio dei binari fino in piazza San Marco. E allora, quanto ci costa la tramvia? E quanti turisti la usano? Perché non vengono rivelati questi dati?”

“Firenze ha ricevuto dallo Stato tutti i trasferimenti dovuti. Com’è possibile che questi soldi non bastino mai? Ci pare ci sia qualcosa che non torna. E che dire del passaggio sui servizi ‘extra’ che verrebbero garantiti per chi versa il contributo? Quindi ci sarebbero con questo sistema turisti di serie A e di serie B? Non ci pare proprio un bel messaggio da lanciare al mondo. In definitiva, ci pare che Nardella stia prendendo un’altra cantonata delle sue. Un conto sono i versamenti volontari di chi vuole contribuire a restaurare un monumento, ma questo contributo a pioggia dove va a finire poi? Si fa presto a dire ‘decoro’, poi bisogna anche spiegare cosa si intende per ‘decoro’ e rendicontare ai cittadini come questa nuova entrata per le casse comunali viene impiegata”.

“Ma possibile che ogni anno Nardella ci chieda un obolo per Firenze? – si chiede Federico Bussolin, capogruppo della Lega a Palazzo Vecchio. “Forse siamo nel film di Troisi e Benigni ‘Non ci resta che piangere’: quanti siete? Andate in centro? Un fiorino. Il sindaco aveva già provato a chiedere soldi spendendo il nome di Firenze attraverso il Fondo Rinasci Firenze, ottenendo però una sola donazione in tutto il mondo, cinquantamila euro, dimostrando che i magnati amanti della culla del Rinascimento che diceva di avere, in realtà, non esistevano. Siccome i ricchi stranieri non rispondono – sottolinea Bussolin – Nardella vuole rifarsela sui semplici turisti, su famiglie e studenti che, volendo visitare la città più bella del mondo, si ritroverebbero a pagare una nuova tassa che ricadrà inevitabilmente sul tessuto economico del Centro Storico. A trattare i turisti come galline dalle uova d’oro, a lungo andare, va a finire che ci rimette Firenze. Quel che però lascia sconcertati – continua – è il fatto che dopo tutte le promesse sventolate a inizio pandemia sulla Firenze che non doveva più dipendere dal turismo, oggi ci ritroviamo un progetto che, di fatto, testimonia l’assenza totale di risposte, perché lega definitivamente la sopravvivenza del Centro Storico al flusso turistico, e questo è inaccettabile. Sarebbe più opportuno – conclude Bussolin – che il Sindaco imparasse dai propri errori indicando quali misure, secondo lui, potrebbero rendere la città in grado di reggersi in piedi da sola, perché se sbagliare è umano, perseverare è diabolico”.

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