By Massimo Sanvito
Tic-tac, tic-tac, tic-tac. I minuti passano, le ore scorrono e i giorni se ne vanno. Eppure dalle dorate stanze di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, non una voce si leva in solidarietà della vigilessa presa a sassate da un gruppetto di incappucciati vestiti di nero che aveva appena assaltato le vetrine di un Carrefour a colpi di mattone.
Un’agente di Polizia Locale, dunque una dipendente comunale, viene ferita alla testa mentre presta servizio, unicamente per la divisa che indossa, e il suo datore di lavoro, ovvero il sindaco Beppe Sala, non dice una parola? E resta in silenzio pure l’assessore all’Insicurezza, Marco Granelli, che sui social riesce a vantarsi per un maxi-sequestro di smartwatch contraffatti e per l’arresto di un alcolista sorpreso a rubare qualche bottiglia al supermercato ma tace sull’aggressione a una dei suoi. Zitti gli assessori e zitti i consiglieri di centrosinistra. Nessuno osi infastidire i “bravi ragazzi” dei centri sociali e dei collettivi studenteschi: a loro, semmai, si assegnano immobili senza bando… E dire che Sala era stato velocissimo a condividere il messaggio del Quirinale- «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento» – dopo gli scontri di piazza tra giovani manifestanti pro Palestina e Polizia.
A cosa dobbiamo, dunque, questo ritardo nel prendere pubblicamente le difese della vigilessa finita nel mirino dei violenti? Lei non aveva il casco e non imbracciava nemmeno uno scudo. Non stava manganellando. Era semplicemente sulla sua volante- il cui lunotto posteriore è stato distrutto per dare sostegno al dispositivo di sicurezza deciso dalla Questura di Milano. Un ingranaggio all’interno della complessa macchina dell’ordine pubblico. Niente di grave per lei, fortunamente, ma come si può far finta di nulla davanti a un assalto in piena regola come quello di sabato pomeriggio? Purtroppo, però, il quadretto milanese non ci stupisce. Ce lo ricordiamo, infatti, il sindaco quando nel maggio scorso non aveva esistato un attimo a togliere dalla strada, relegandoli negli uffici, i vigili intervenuti in forze per immobilizzare un trans che dava di matto a due passi da una scuola elementare. Di fatto condannati ancor prima che venissero accertate le loro precise responsabilità. Una delegittimazione galoppante, da parte della sinistra nei confronti dei ghisa, di cui a Milano non si ha memoria.
Ha parlato, invece, la sezione Atm dell’Anpi di Milano: «Lo stato di Polizia non basterà a questo governo, ai suoi servi in borghese e ai suoi sgherri in divisa. Si chiama fascismo. I nemici si affrontano». Il segretario del Sulpl di Milano, Daniele Vincini, attacca il Comune: «Il personale della Polizia Locale di Milano viene impiegato senza strumenti di tutela e formazione adeguata alle criticità di manifestazioni di questa portata. Questa è l’ulteriore dimostrazione della poca attenzione che sindaco e assessore alla Sicurezza hanno da tempo verso il corpo».