Banche, in Italia i tassi sui mutui più alti d’Europa. Ma la sinistra strepita sugli extraprofitti

Le banche italiane sono quelle che praticano i tassi sui mutui più alti d’Europa. A certificarlo è uno studio di Unimpresa, dal quale emerge che nell’ultimo anno si è registrata una vera e propria impennata, le cui motivazioni “senza dubbio – sottolineano gli analisti del Centro studi – non risiedono nei parametri sui rischi di credito”. Lo studio, come sottolineato da FdI, che ha ricordato come questi tassi rappresentino una zavorra per l’economia nazionale, conferma dunque l’opportunità della tassa sugli extraprofitti.

Dal documento emerge come la differenza rispetto agli altri Paesi europei evidenzia sia notevole: si attesta a 52 punti base rispetto a Germania e Spagna (3,71%), a 135 punti rispetto alla Francia (2,88%), a 37 punti rispetto all’Austria (3,86%) e a 9 punti rispetto al Portogallo (4,14%). Un dato che risulta ancora più significativo se si considera che nel 2021 Germania, Spagna e Francia registravano dei tassi vicini a quelli italiani. Poi, a partire dal 2022, in coincidenza con la stretta monetaria nell’area euro, l’impennata: in Italia l’anno scorso veniva applicato un tasso medio del 3,34%, in Spagna era invece del 2,91% e in Francia addirittura il 2,05% con un gap di 129 punti base. Infine, lo scorso maggio, numeri della Bce alla mano, in Italia il tasso medio sui nuovi mutui si è attestato al 4,23%, diventando il più alto fra i principali Paesi dell’eurozona.

“È complesso – osservano gli analisti del Centro studi di Unimpresa – individuare i motivi di questi anomali spread sui tassi per i mutui casa in Europa. Le spiegazioni senza dubbio non risiedono nei parametri sui rischi di credito”. “Se si guarda in particolare al confronto con la Germania – proseguono – l’anno scorso le banche italiane offrivano condizioni sui mutui più convenienti rispetto alla concorrenza tedesca: 3,34% contro 3,52%. Nell’arco di pochi mesi, durante i quali la Banca centrale ha portato il costo del denaro da zero al 4,25%, si è ribaltato tutto con lo spread di 18 punti favorevole all’Italia ora in terreno negativo per 52 punti”.

La situazione fotografata dallo studio di Unimpresa, ha sottolineato il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, “rallenta inevitabilmente tutta l’economia nazionale”. “A questo – ha proseguito – si aggiunga che vi è una remunerazione pari a zero dell’attivo dei conti correnti”. Dunque, “in questa ottica, e dopo anni di aiuti statali, è doveroso chiedere agli istituti di credito di fare la loro parte, ed è più che mai giustificata la tassa dugli extraprofitti introdotta dal governo Meloni”. “Gli schiamazzi delle opposizioni confermano il loro schierarsi continuamente contro gli interessi dei cittadini italiani, provati da anni di crisi economica, prediligendo invece – ha concluso Foti – chi dalla stessa ha tratto e continua ad ottenere profitti”.

È stato poi il capogruppo al Senato, Lucio Malan, a ricordare che “questo documento segue di qualche settimana l’altro studio, che sempre Unimpresa aveva diffuso e nel quale con dati alla mano si promuoveva la decisione del governo Meloni di intervenire sugli extraprofitti maturati dalle banche in conseguenza del rialzo dei tassi deciso dalla Bce”. “Si tratta – ha rilevato il presidente dei senatori di FdI – di un nuovo plauso, l’ennesimo, all’operato del governo e che fa giustizia delle inutili polemiche che da sinistra, alla quale i profitti miliardari delle banche stanno più a cuore delle famiglie, erano giunte verso questa misura, che invece si conferma giusta e meritoria. Senza considerare che il livello alto dei mutui rallenta il mercato immobiliare e quindi di conseguenza l’economia. Quella che i governi di sinistra e dell’M5S – ha concluso Malan – hanno frenato favorendo misure assistenzialiste e stataliste”.

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