Sulla violenza anarchica, Crosetto: “Con questa gente non si tratta. Vanno bloccati, giudicati e puniti”

Governo e maggioranza condannano con fermezza la furia violenta degli anarchici. E nell’assordante silenzio della sinistra, il più duro nel denunciare la devastazione di ieri è Guido Crosetto. Il quale, in tweet ha dichiarato: «Con questa gente non si tratta. Vanno bloccati, giudicati e puniti». Perché quel disastro di ieri ha nomi e cognomi: quelli di chi ha messo a ferro e fuoco Torino, trasformata in poche ore in un teatro di guerra. Vetrine spaccate, auto danneggiate, incendi appiccati ovunque e il lancio di bombe carta, hanno riportato il capoluogo piemontese, e il Paese tutto, a scenari cupi e apocalittici di devastazione e paura tipici degli Anni di piombo. Eppure, di fronte a tutto questo, mentre nelle aule del governo e tra i banchi della maggioranza si esprime una dura condanna per quanto accaduto per mano anarchica e si fa sempre più stringente la necessità di rinforzare la linea della legalità, da sinistra tutto tace. E sono in molti, oggi, a denunciare il colpevole silenzio che grida dalle fila dei dem.

Tra i più categorici a condannare i fatti di Torino di ieri e l’assordante silenzio della sinistra in merito c’è Guido Crosetto. Il ministro ha affidato a un severissimo tweet tutta la sua indignazione, esordendo: «Vandali delinquenti, sedicenti anarchici, ieri hanno portato la guerriglia urbana a Torino. Hanno distrutto negozi. Imbrattato muri. Usato violenza su persone e cose. Attaccato le forze dell’ordine. Con questa gente non si tratta. Vanno bloccati, giudicati e puniti». Con gli anarchici che ieri hanno devastato e messo a fuoco la città di Torino – ha incalzato il ministro della Difesa – le istituzioni non possono concedersi tentennamenti.

Del resto, dopo le incursioni violente contro il 41-bis e a sostegno di Cospito, l’esecutivo ha risposto con fermezza. Ribadendo di non essere disposto a cedere ad alcun ricatto. Perché, come ha sottolineato il premier Meloni nelle scorse settimane: «Uno Stato serio non indietreggia». Ed è sempre a questo punto saldo che si riconnette anche Alfredo Antoniozzi, vice-capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Il quale, analizzando e commentando la violenza che gli anarchici hanno riversato ieri sulla città di Torino, ha sentenziato come, e quanto, ci sia in Italia «un clima da tregenda alimentato da chi tenta di riportare la nostra nazione ai drammatici anni Settanta. Non lo dobbiamo consentire».

Aggiungendo poi, nell’arco di una suggestiva disamina sui fatti più recenti: «Lo si è visto ieri sera a Torino, con una città letteralmente devastata da chi protesta contro il Governo perché vorrebbe, nella sostanza, che i mafiosi uscissero dal 41 bis. Lo si è visto a Milano, dove Meloni e Valditara sono stati esposti a testa in giù per richiamare Piazzale Loreto, una delle pagine peraltro più vergognose della nostra storia. Lo si è visto dopo la tragedia di Cutro – continua Antoniozzi – in cui, invece di piangere insieme la morte di decine di persone causata da un sistema globale che impone risposte globali, si è scatenata la suburra dell’aggressione politica»…

Politica che, a sinistra si ricorda di sentenziare solo a corrente alternata. Come ha sottolineato il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (Fdi) che, tornando sulle violenze a Torino ha commentato: «Torino è stata messa a ferro e fuoco dalla violenza anarchica, eppure nessuna condanna arriva da una sinistra che ha fiato solo per gridare al pericolo fascista e sfilare indietro nel tempo. Sono troppo impegnati a cercare squadristi e trame nere per preoccuparsi di chi, nella realtà, spacca vetrine. Devasta negozi. Terrorizza la gente perbene e aggredisce agenti delle forze dell’ordine». Concludendo: «Esprimo la mia vicinanza agli agenti feriti dai manifestanti – aggiunge il sottosegretario Ferro –. E ringrazio gli uomini e le donne delle Forze dell’ordine che con professionalità, esperienza ed equilibrio, sono riusciti a gestire i momenti di maggiore tensione. Evitando così che sfociassero in situazioni ancora più gravi».

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