Zingaretti alla canna del gas domani si dimette, Sinistra senza ossigeno verso il voto. FdI: “Finisce un decennio di malgoverno”

Domani mattina “firmerò le mie dimissioni”. Parola di Nicola Zingaretti, durante la conferenza stampa per il rapporto di fine mandato. L’annuncio era inevitabile, vista l’incompatibilità con il ruolo parlamentare del governatore del Lazio, già segretario del Pd. Ora c’è una data certa: il 10 novembre, a oltre un mese dall’elezione al Senato.  E può iniziare il conto alla rovescia verso il voto (il 5 o il 12 febbraio). Dopo la melina di queste settimane nel tentativo, fallito, di ridare consistenza all’ammucchiata di centrosinistra. Che invece procede in ordine sparso. Come in Lombardia. E poter blindare la Regione con l’ultima ondata di nomine agli amici.

“Sono felice di poter dire che dopo dieci anni c’è una bella storia da poter raccontare. Riguardante una delle regioni più importanti d’Italia. Una bella soddisfazione”. Sono le prime parole di Zingaretti  entrando al Tempio di Adriano a Roma.  Un decennio da buttare per Fratelli d’Italia. Che tira un sospiro di sollievo. “Finalmente è finita l’era Zingaretti”, commenta a caldo il capogruppo Fabrizio Ghera. “Dieci anni di errori e omissioni su sanità, lavoro e rifiuti. È importante ridare al più presto la parola agli elettori. La compattezza del centrodestra, con il traino di Fratelli d’Italia, sarà un ottimo viatico per ridare fiducia ai cittadini”.

Assenti non casuali gli assessori regionali dei 5Stelle Roberta Lombardi e Valentina Corrado (che arriva a festa quasi finita). Ieri Giuseppe Conte ha dettato le condizioni al Nazareno per un’alleanza elettorale, facendo chiaramente capire che di voler andare in solitaria all’appuntamento con le urne.

Pomo della discordia l’inceneritore alle porte di Roma, progetto su cui Gualtieri intende procedere a passo spedito, e che i pentastellati non digeriscono, pronti alle barricate. Zingaretti si chiama fuori dalla decisione. Per recuperare gli ex alleati in Giunta? Ma replicando a Conte non fa un buon servizio al sindaco di Roma e al Pd. “Conte rompe l’alleanza di centrosinistra che governa il Lazio, senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Lo abbiamo deciso noi da anni e non lo decide certo Giuseppe Conte. Non serve che ce lo ricordi”.

Un braccio di ferro che fa buon gioco a Calenda, intento da settimane a denunciare il rischio di un abbraccio mortale tra dem e 5Stelle. “Sulle regionali del Lazio sta succedendo la qualsiasi. Zingaretti prova a ingraziarsi Conte facendo finta che il termovalorizzatore nulla c’entri con la Regione. Gualtieri ieri invece ha ribadito l’importanza del termovalorizzatore per Roma. È un balletto indecoroso che nasconde la pulsione irrefrenabile di Zingaretti di sottomettersi al M5S. Basta. Iniziamo a parlare di come rilanciare una regione impantanata. Zingaretti e Bettini se ne facciano una ragione: i 5S non li vogliono più”.

Un’occasione mancata che ‘affligge’ il governatore dimissionario. Che parla di scelte nazionali che pesano sulla testa dei cittadini.  “Questo non è bello. Il motivo di divisione non esiste. È come dire: io non vado a vedere Bambi perché ho paura del Re Leone. Ma il Re Leone non c’è a Bambi. Quindi è una scusa”. Insomma dimissioni al buio con il centrosinistra in ordine sparso. In campo per le regionali per ora c’è l’assessore alla sanità Alessio D’Amato. Che ha ottenuto l’endorsement di Carlo Calenda ma che stamane ha escluso di essere solo il candidato del Terzo Polo: “sarò candidato unitario”. Sullo sfondo Bonelli e Fratoianni a implorare l’alleanza per impedire la vittoria della destra.

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