Zeman racconta gli orrori del comunismo: “Lo odio: volevano farmi festeggiare Stalin, non mi piegai”

Nei giorni in cui si tenta a tutti i costi di far passare il fascismo come l’unica forma di regime tirannico da rinnegare, per colpire il governo di destra guidato da Giorgia Meloni, qualcuno che il comunismo lo ha conosciuto bene, come Zdnek Zeman uno degli allenatori più leggendari d’Italia, in una intervista fornisce argomenti molto interessanti per i libri di storia…

“Odiavo i comunisti. Come li odiava mio padre, medico. Al piano di sopra abitava il capo del partito di Praga 14, il nostro distretto. Papà talvolta urlava dalla finestra del bagno la sua rabbia contro il regime. Ogni tanto qualcuno spariva”. Zdenek Zeman, ieri, al Corriere della Sera, ha anticipato i contenuti di una autobiografia che tra qualche giorno approderà in libreria scritta a quattro mani con Andrea Di Caro, La bellezza non ha prezzo. 

L’allenatore, nato a Praga e poi trasferitosi in Italia dal 1968, ha iniziato la carriera di allenatore nel settore giovanile del Palermo, guidando in seguito, tra le altre squadre, Messina, Parma, Foggia (dal 1989 al 1994), Lazio (dal 1994 al 1997) e Roma (dal 1997 al 1999). Allenatore della squadra del Fenerbahçe di Istanbul (1999), è passato al Napoli (2000), quindi alla Salernitana (2001), all’Avellino (2003), al Lecce (2004), al Brescia (2005) e di nuovo al Lecce (2006). Poi il trasferimento alla Stella Rossa di Belgrado e il ritorno in Italia, al Foggia, la sua seconda città d’adozione, dopo Roma.
Zeman racconta aneddoti interessanti al Corriere, di quando era in Cecoslovacchia. “
A un altro piano viveva un campione mondiale di hockey su ghiaccio. In una trasferta all’estero aveva pensato alla fuga; fu scoperto e arrestato. Lo rivedemmo dopo cinque anni. Ci costringevano a festeggiare il compleanno di Stalin e di Lenin, ma io non ho mai portato un fazzoletto rosso. In compenso avevo una mazza da hockey e quattro palloni, anche se ogni tanto gli zingari me ne rubavano uno. Facevamo il catechismo di nascosto. Eravamo una famiglia molto cattolica”.

Tante le denunce, nella carriera di Zeman: “Io ho puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci. E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza. Al Nord c’era l’alleanza tra Juve e Milan; l’Inter ne era esclusa, e cercava di entrare nel sistema pure lei. Altre squadre, dal Parma alla Lazio al Perugia, erano in mano alla Banca di Roma: Tanzi e Cragnotti ne uscirono rovinati, come pure Gaucci. Che fece in tempo a caricare il suo Perugia a pallettoni, per far perdere lo scudetto del 2000 alla Juve, sotto il nubifragio”.
Per Zeman il giocatore più forte che ha allenato è stato Totti, il politico amico Alessandro Di Battista: “Mi ha anche proposto un seggio al Senato; ma la politica non fa per me, e forse neanche per lui. Nel 2018 però ho votato Cinque Stelle”.

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