Zelensky telefona al Papa: “Verità sui crimini dei russi”

In Ucraina non c’è ancora andato, ma Papa Francesco è in contatto con il presidente Volodymyr Zelensky che lo aggiorna sugli sviluppi del conflitto. È lo stesso Zelensky a scriverlo su Twitter parlando di aggiornamenti «sull’aggressione della Russia contro l’Ucraina, dei suoi crimini orribili»: «Sono grato al pontefice per le sue preghiere. Il nostro popolo ha bisogno del sostegno dei leader spirituali mondiali che dovrebbero trasmettere al mondo la verità sugli atti di orrore commessi dall’aggressore».

In uno dei suoi videomessaggi, pubblicato giovedì, il presidente ucraino si è rivolto invece con toni severi ai suoi generali invitandoli a non parlare della campagna militare: «Meno dettagli concreti fornirete sui nostri piani di difesa, meglio sarà per l’attuazione di questi piani». Parole che seguono le dichiarazioni di un alto comandante sulle strategie per liberare la città di Kherson dalle forze russe. Senza mai menzionare il generale in questione, Zelensky ha sottolineato che «la guerra non è assolutamente il momento della vanità e delle dichiarazioni ad alta voce». Nel suo discorso alla nazione, invece, il leader ucraino ha parlato della situazione border line della centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove ieri un colpo d’artiglieria – sparato secondo i russi dalle forze ucraine che userebbero missili di fabbricazione occidentale – si è abbattuto a soli dieci metri da un deposito di combustibile nucleare esaurito, senza però danneggiare i reattori.

Il presidente ha esortato la comunità internazionale a «reagire immediatamente» per costringere le truppe di Mosca a lasciare l’impianto, parlando di «ricatto nucleare russo». Parole durissime, quelle di Zelensky, secondo il quale l’utilizzo da parte del Cremlino della centrale per imporre le proprie condizioni è una nuova dimostrazione di come i russi abbiano «toccato il fondo nella storia mondiale del terrorismo».

Su Zaporizhzhia continua lo scambio di accuse tra Mosca e Kiev. Anche il Cremlino non risparmia strali nei confronti degli ucraini. Durante il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di giovedì dedicato alle attività belliche che stanno mettendo a rischio la centrale nucleare, i russi hanno alzato la voce accusando l’Occidente di adottare due pesi e due misure durante la crisi ucraina senza mai attribuire alcuna responsabilità a Kiev. «L’Ucraina sta bombardando in modo spericolato la centrale, noi non abbiamo creato alcun rischio, è surreale», ha detto il rappresentante permanente della Russia all’Onu, Vasily Nebenzyaurante. Per lo speaker della Duma, Vyacheslav Volodin, la responsabilità per le potenziali tragiche conseguenze degli attacchi all’impianto nucleare sarà del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Le azioni di Washington e del regime di Kiev rischiano una catastrofe nucleare», ha scritto su Telegram. Ma di far tornare la centrale in mano ucraina, come sollecitato dalla comunità internazionale, non se ne parla: «Zaporizhzhia non può essere restituita all’Ucraina poiché Kiev non è in grado di garantirne la sicurezza», ha detto il vicepresidente del Senato russo, Konstantin Kosachyov. Mosca si dice però pronta a contribuire all’organizzazione di una visita degli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica all’impianto. Mentre Kiev fa sapere che le operazioni alla centrale occupata non vengono controllate in modo «adeguato» e lo staff ucraino che opera afferma di lavorare sotto la minaccia armata dei militari russi che usano la centrale come base militare.

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