[Zangrillo non si tocca] Massimo Galli: “Rischio epidemico vivo”. È un disco rotto. La replica di Zangrillo: “basta terrorizzare la gente come se fosse la Spagnola. Bisogna considerare anche….”

La tesi di chi non ha nessun interessi in campo come quella del primario del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, non so tocca. Uno dei pochi ad aver detto, dall’inizio, e senza peli sulla lingua, le cose come stanno.

Sei medici, tra cui Massimo Galli,  direttore della terza divisione di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che ornai definiano superstar per la loro presenza fissa in tv, sono firmatari di un documento di risposta al “manifesto”, pubblicato dallo stesso Alberto Zangrillo.

“Affermare che il rischio epidemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica, può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute”.

Ma cosa c’entra? Un conto è dire che la carica virale è scesa, e un conto è non rispettare le regole. Il professor Galli dimentica che gli ospedali, compreso il suo, si sono svuotati. E sicuramente non è stato solo la lockdowne a far rientrare il virus, ma anche altri fattori. BastI considerare che nonostante l’enorme assembramento di Napoli, dopo la vittoria a seguito della Coppa Italia, non si sono registrate impennate. Ciò non deve assolutamente far abbassare la guardia ma non bisogna nemmeno incudere terrore.

Ma il Prof. Zangrillo, non tarda a replicare: “la carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus. I virologi stanno osservando dai tamponi che il virus ha smarrito questa capacità. C’è poi un altro aspetto, questi virus hanno tutti una storia. Non è che questo, che si è presentato in modo peggiore ed è per certi versi ancora sconosciuto, non possa ricalcare quello che è capitato per altri virus analoghi, che a un certo punto hanno esaurito il loro ‘ciclo produttivo’. Invece che pensare alla Spagnola o eventi più drammatici, magari prendiamo in considerazione anche questo aspetto”.

E ancora: “in questi 4-5 mesi abbiamo prodotto una serie di lavori ed evidenze scientifiche sui farmaci, sappiamo chi dobbiamo proteggere. In Florida è emerso un dato straordinario: l’età media dei contagiati, non malati, si è spostata verso il basso: è di 35-38 anni. Significa che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sui soggetti più anziani, lavorando in sintonia col territorio, che se non è gestito non fa produrre niente di buono. Possiamo avere anche centomila terapie intensive ma se non sappiamo farle funzionare la gente morirà anche peggio di adesso”.

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