Vertice a carte 48 Giallorossi spaccati su tutto Conte cerca di incollare il vaso, ma è rotto

By Gaetano Daniele

Il Premier Conte ormai è cosa del PD, anche a costo di remare contro lo stesso movimento 5 stelle che l’ha catapultato in politica offrendogli la massima carica dello Stato.

Ma a Conte non importa, che si parli di revoca delle concessioni autostradali ai Benetton, battaglia portata avanti proprio dai 5 stelle e che pare si stia sgonfiando strada facendo, o che si parli di prescrizione, l’esito non cambia. A Conte interessa la poltrona. E pur di mantenerla cerca di incollare un vaso, ormai infrantumi. I giallorossi stanno insieme ma sono divisi su tutto.

Ma va bene, Conte è fatto cosi. È il suo modo di fare per stemperare gli animi all’interno della maggioranza e all’opinione pubblica. Del resto, non può fare altro. Il suo ostacolo più grande sono i Cinquestelle, ormai a rischio estinzione e perciò pericolosissimi. Quando un movimento non ha più nulla da perdere, come i 5 stelle, bocciati su tutti i fronti da un elettorato stanco di sentire la solita tiritera campata in aria, ha due possibilità: o passare al nemico, al PD, o staccare la spina. Anche se le possibilità di staccare la spina al governo sono minime, considerato che nessuno vuole tornare disoccupato. Ma c’è anche un altro rischio, quello che molti deputati anziché passare al PD o al gruppo misto, scelgano la Lega, come già capitato.

Difatti non è una coincidenza che il segretario del PD, Zingaretti, che di tutto si occupa tranne che della sua regione Lazio, di cui è Presidente, abbia alzato la voce: “il Pd non sarà mai subalterno” dopo che i grillini avevano alzato il muro su tutti e tre i provvedimenti votati ad unanimità nel Conte 1. In sintesi: fin che la barca va, lasciala andare.

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