Variante Delta, l’Oms trema: è già in 85 Paesi, rischiamo di tornare ai numeri del 2020

La Variante Delta fa paura. E sebbene il bollettino quotidiano sui contagi diramato dalla Protezione Civile si mantenga su una linea di cauta rassicurazione, la nuova mutazione del virus, arrivata anche in Italia, desta preoccupazione. Tanto da indurre l’Oms a lanciare l’allarme. Ma andiamo con ordine: rispetto al report della sui dati del Ministero della Salute relativi alle ultime 24 ore segnalano 951 nuove infezioni da coronavirus in Italia oggi (mentre ieri erano state 835). E 30 vittime, a fronte delle 31 di ieri. Inoltre, nelle ultime 24 ore gli operatori sanitari hanno eseguito 198.031 tamponi, riscontrando un tasso di positività allo 0,5%. Infine, i dati indicano 4 ingressi in terapia intensiva da ieri, mentre sono 344 i ricoverati in totale.

Dunque, i dati continuano a intercettare e rilevare in sempre più Paesi la variante Delta di Sars-CoV-2, identificata per la prima volta in India. A livello globale, raggiungono quota 85 i Paesi che ne hanno segnalato la presenza sui loro territori, 6 nuovi si aggiungono alla lista.A fare il punto è l’Organizzazione mondiale della sanità nel suo aggiornamento settimanale. In cui denuncia: «La variante Delta è significativamente più trasmissibile rispetto alla variante Alpha. E si prevede che diventerà un lignaggio dominante se le tendenze attuali continueranno», segnala l’Oms. Spiegando che il 10 giugno ha convocato una seconda consultazione globale sulle varianti di preoccupazione. E sul loro impatto sugli interventi di sanità pubblica, come parte delle attività per coordinare la risposta globale al virus.

Secondo gli esperti, è prevista una continua evoluzione di Sars-CoV-2 e questo «richiede un rafforzamento della sorveglianza epidemiologica e genomica». In risposta, il gruppo di lavoro su questo fronte «sta per essere formalizzato come Technical Advisory Group on Sars-CoV-2 Virus Evolution(Tag-Ve), istituito per monitorare nuove mutazioni e varianti. Valutarne il potenziale impatto sulla salute pubblica. E identificare e coordinare rapidamente il riempimento delle lacune della ricerca relative a: trasmissibilità. Gravità. Neutralizzazione».

L’agenzia Onu per la salute ha acceso un faro sulle 4 varianti che preoccupano. Che si sta ultimamente concentrando in particolare sulla variante Delta, che continua ad essere segnalata in nuovi Paesi costantemente, in tutte le regioni dell’Oms. E allora: 11 nuovi Stati nelle ultime due settimane si sono aggiunti all’elenco di chi l’ha trovata sul proprio territorio. Per quanto riguarda le altre, la variante Alpha (nuovo nome del mutante scoperto in Gb) resta ancora quella identificata in più Paesi, territori o aree (170). La Beta (stanata originariamente in Sudafrica) in 119. La Gamma (vista per la prima volta in Brasile) in 71 Paesi.

Tornando nello specifico alla Variante Delta, dunque, ricercatori e team di esperti hanno pubblicato nuove evidenze sulle caratteristiche dell’ultima mutazione del virus. In particolare, uno studio di Singapore ha mostrato che l’infezione con questo mutante sarebbe associata a maggiori probabilità di fabbisogno di ossigeno. Ricovero in unità di terapia intensiva, o morte.Anche gli indicatori per la polmonite erano più alti. Inoltre i parametri indicano una possibile maggior carica virale nei campioni.

E allora, nell’ambito della consultazione portata avanti dall’Oms, il messaggio chiave è dunque che: gli interventi di sanità pubblica in atto per Covid, comprese le misure sanitarie e sociali e i vaccini sono ancora efficaci contro le attuali varianti di preoccupazione (varianti Alpha, Beta, Gamma e Delta). Poiché diversi vaccini sono in uso e in fase di sviluppo, «è necessario un processo decisionale coordinato sulla modifica e l’amministrazione di questo strumento», spiega l’Oms. “Un nuovo gruppo consultivo tecnico esaminerà le prove disponibili e fornirà raccomandazioni sulle modifiche del vaccino, se necessarie».

«Dal punto di vista dei regolatori dei vaccini e degli 11 sviluppatori di vaccini che hanno condiviso i loro piani durante la consultazione – informa infine l’ente – sono in corso lavori per valutare la necessità di potenziare i vaccini attuali.Se e quando questo dovesse diventare necessario, sarà importante si continui a lavorare in modo collaborativo. Inoltre, qualunque sia la strategia utilizzata (una dose di richiamo o un vaccino specifico per variante), dovrebbe indurre ampia protezione. Data la prevalenza differenziale delle varianti, la disponibilità del vaccino e i tassi di vaccinazione, potrebbe essere necessaria l’attuazione di un approccio di vaccinazione “mix and match“.

Infine, l’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), in un aggiornamento sui rischi collegati al mutante segnalato per la prima volta in India, si unisce all’allarme dell’Oms e a sua volta segnala: «C’è una “altissima probabilità” che la variante Delta del coronavirus pandemico diventi dominante a breve nell’Unione Europea e nello Spazio economico europeo (See). E ancora: «Si prevede che entro l’inizio di agosto il 70% delle nuove infezioni da Sars-CoV-2 in Ue/See sarà causato da questa variante». Percentuale che salirà al «90% entro fine agosto», prospetta l’Ecdc. Una stima effettuata in base a modelli di previsione basati sul fatto che, «secondo le evidenze disponibili – precisano gli esperti – la variante Delta è del 40-60% più trasmissibile rispetto alla Alpha», o inglese.

Pertanto, esorta l’Ecdci, non bisogna allentare troppo le misure in estate, finché più persone in Europa non avranno completato la vaccinazione. E più precisamente sottolinea: «Gli interventi non farmaceutici contro il diffondersi del coronavirus pandemico dovrebbero essere mantenuti a un livello sufficiente a contenere la trasmissione comunitaria della variante Delta. Fino a quando quote maggiori della popolazione non saranno completamente vaccinate. Al fine dievitare una recrudescenza dei casi con un possibile aumento dei ricoveri e della mortalità». Uno scenario che rischierebbe di essere simile a quello dell’autunno scorso. «Qualsiasi allentamento – avverte l’Ecdc – durante i mesi estivi, del rigore delle misure non farmaceutiche che erano in atto in Unione Europea e Spazio economico europeo all’inizio di giugno potrebbe portare a un rapido e significativo aumento dei casi giornalieri in tutte le fasce d’età. Con un aumento associato dei ricoveri e dei decessi, che potrebbero raggiungere gli stessi livelli dell’autunno del 2020 se non verranno prese misure aggiuntive».

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