Udite Udite, assalto social a Sangiuliano perché ha osato nominare il presepe. Per certa sinistra serve un esorcista… o magari un prete gay….

Guai a nominare il presepe. Anche se stai a Rieti, vicino Greccio, nella valle santa dove il presepe nacque per volontà diFrancesco d’Assisi. Personaggio pure molto amato a sinistra. Per oltre un decennio i progressisti hanno flirtato col Poverello assisano. Ma è bastata una citazione da parte di Gennaro Sangiuliano per scatenare l’animus laicista di quella parte. Soprattutto sui social.

Ecco il tweet di Sangiuliano che ha acceso polemiche: “Il#presepe è un simbolo della#cristianità#SanFrancesco è una figura “unificante” per la nostra#cultura e per la nostra nazione. Oggi sono a #Rieti, scrigno di tanti tesori, luogo che merita di essere valorizzato e inserito nel grande circuito #turistico#italiano.” Ora, a parte l’abbondanza di hashtag, non ci vediamo proprio nulla di strano. 

L’accusa degli ossessionati di sinistra è stata: ma come osa fare propaganda ai simboli della cristianità? L’Italia è uno Stato laico, perbacco. A parte che si sono dimenticati di Dario Franceschini, anche lui ministro della cultura, che ha proposto di far diventare il Presepe napoletano patrimonio Unesco. Ma si dimenticano anche che gran parte dell’arte custodita nei musei nazionali laicissimi è di soggetto religioso. La si butta via, dunque?

Ma udite cosa ebbe a dire il comunista Fausto Bertinotti nel lontano 2006: “A me piace: il presepe è un bel modo per ricordare il Natale, rispettoso per chi è credente o no ed esprime un momento che è parte della storia del nostro Paese”. 

Si dirà: è noto che sui social regnano i webeti, ma resta pur sempre sorprendente il timore che la sinistra esprime verso due ministri, uno è Sangiuliano e l’altro è Valditara, che potrebbero compromettere una egemonia in campi che vengono considerati di esclusiva proprietà di una parte politica. La scuola e la cultura. Di qui la maniacale attenzione a ogni parola che esce dalle mura di quei ministeri espugnati. E di qui anche l’ingenuità di alcune lamentele, come quella di Giovanna Melandri che ha bollato come “politica” la nomina di Alessandro Giuli alla guida del Maxxi. Invece quella della ex veltroniana Melandri cosa fu, una nomina per concorso?

Verso il ministero di Sangiuliano il monitoraggio è costante, le paginate sulle nomine finora fatte pure. Addirittura su Wired si fanno i nomi dei “pericolosi” conservatori che circondano il ministro e che con lui andrebbero all’assalto del fortino del politicamente corretto. Tra questi Beatrice Venezi, rea di avere criticato Monica Cirinnà e appunto lo stesso Giuli, colpevole di avere preso il posto della Melandri che in fondo stava al Maxxi solo dal 2012… Un decennio, che vuoi che sia. Meritava una nomina a vita?

E ricordiamo pure, giacché ci siamo, che anche la laicissima Melandri, nel 2006, quando alcune maestre si lasciavano tentare dall’iconoclastia e cancellavano i presepi nelle scuole, ebbe a dichiarare che i nostri simboli religiosi non si devono nascondere sotto il tappeto per compiacere culture “altre”. E già… Ma allora i social non c’erano.

Pubblicato da edizioni24

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