Tunisia, gli 007 avvelenati a cena: “Un morto e tre intossicati”

By Francesco Specchia

Sembra la pagina livida di un romanzo di John Le Carré. Con un morto soffocato dentro un calice di nocino al cianuro. E con tutti gli uomini dell’imperturbabile Smiley assisi al desco d’un ristorante a picco sul mare di Hammamet, sotto la luna, nella parte più chiacchierata delle Tunisia. Lo scenario sarebbe uno di quei festini allo stato brado, a base di alcol, droga e mignotte: un orizzonte fatto di tramonti declinanti nel mare cristallino, e di yacht miliardari ad imperlare la battigia. For Your Eyes Only di Sheena Easton come sottofondo musicale. Una delle situazioni da intelligence internazionale in cui lo scambio d’informazioni ad ogni costo può giustificare qualsiasi pensiero, opera, omissione. C’è di che romanzare, qui. C’è la serata sbagliata, un 21 settembre che rimarrà nella storia dei delitti presunti. E ci sono nove amici a tavola, tutti dell’Aise, tutte scafate pedine dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna– una volta si chiamavano “spie” -: commensali scossi dal tripudio alcolico, nel momento del bicchiere della staffa. E c’è uno di loro che, all’improvviso, si piega sullo stomaco, s’accartoccia sul persiano arabescato; e, alla fine, tra i rantoli, spira con un rivolo di bava alla bocca.

L’odore che esala è quello del bourbon invecchiato e delle mandorle amare. Poi, di seguito, eccone altri tre che si contraggono, si premono il bassoventre e piombano a terra, uno dietro l’altro. Il risultato è tragico: un morto, G. M., italiano, sessantaduenne; e tre intossicati gravi – di cui uno in coma farmacologico – ricoverati d’urgenza in ospedale al centro di avvelenamento di Tunisi, grazie all’arrivo spedito degli agenti in divisa Brigade Criminelle della polizia tunisina. Police tunisienne che, tra l’altro, si trova impossibilitata a proseguire nell’indagine, dato che il proprietario di casa aveva pensato bene di sbarazzarsi del liquido rovesciando la bottiglia nel lavandino, prima dell’arrivo della pula. A pensar male.

NOCINO AL CIANURO
Ecco. È andata più o meno cosi, la serata in cui vengono coinvolti quattro 007 italiani – in pensione, pare – dopo una robusta ingollata di nocino al cianuro. Forse non era proprio nocino. E comunque, anche fosse stato nocino doc, o cianuro fatto in casa – come affermano i più ottimisti- senz’altro era nocciolo di pesco, roba che comunque contiene “una sostanza chiamata amigdalina, innocua, ma pur sempre «in grado di liberare acido cianidrico», dicono i farmacologici all’autopsia. L’agenzia Nova che per prima ne ha data notizia (è accaduto un settimana fa) evidenzia, in controluce, tutti i riverberi della spy story. Certo la faccenda inquieta. E non per nulla si è già mosso il Copasir: ha già chiesto informazioni sull’accaduto. Non per nulla la polizia giudiziaria di Hammamet ha aperto un’inchiesta; e sul corpo della vittima verrà eseguita l’autopsia. Certo, vai poi a dire che «i quattro secondo quanto riferiscono fonti qualificate, sono residenti in Tunisia da anni. Si tratterebbe di agenti non più organici all’intelligence, che dopo aver lasciato il servizio operativo sono andati in quiescenza». Hai voglia a insistere che non si trattava di una missione ufficiale. D’altronde, non è mai una missine ufficiale. Ma l’evocazione del giallo ci sta tutta. Gli agenti coinvolti facevano parte di una squadra che aveva partecipato alle indagini culminate nell’arresto, lo scorso agosto in Tunisia, di Angelo Salvatore Stracuzzi, noto come «re del calcestruzzo». L’uomo, 57 anni, oggi in carcere in Italia, era stato coinvolto nelle operazioni antimafia «Progresso» e «Progresso 2», ma non è mai stato condannato.

MAFIA E YACHT SUL LAGO
Nel 2016, la Guardia di Finanza gli aveva confiscato beni per un valore di 19,5 milioni di euro. Le indagini su Stracuzzi erano state condotte dalla Guardia di Finanza di Palermo (Gico), sotto la supervisione della Dia, e coordinate attraverso l’Interpol. Stracuzzi aveva legami con Cosa Nostra agrigentina. Mafia e veleno. L’idea dell’«incidente» è sempre più rarefatta nella memoria. E il pensiero – per restare nel giro delle nostre spie- ricade anche su Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, i due agenti italiani morti l’anno scorso in un naufragio tra le acque quiete del Lago Maggiore. Anche allora, la versione ufficiale era una festa a base di gioco d’azzardo e di «Martini agitato, non mescolato». Solo tempo dopo, ai funerali degli 007, l’epitaffio sulla targa commemorativa si fece sfuggire che i defunti divennero tali nello svolgimento di «una delicata attività operativa». Ulteriori dettagli non appartengono alla cronaca, ma alle coscienze.

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