
By Pasquale Aveta (per ith24)
Sale la sete di potere all’interno del partito democratico. Uno scontro interno sulla leadership. A premere il grilletto è stato, di nuovo, il sindaco più discusso d’Italia Giorgio Gori, che ha reclamato un “partito più concreto” e una “nuova leadership”, ricevendo un netto pugno in faccia dal ministro Dario Franceschini, capo delegazione al governo.
“Credo ai grandi partiti e credo che i cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno non li producano le piccole formazioni politiche con carattere personalistico, ma che servano i grandi partiti popolari. E il Pd ancora non lo è“, tuona Gori. “Vedo molti limiti nella conduzione dell’attuale Pd e per questo mi piacerebbe più concreto, più coinvolto a promuovere le riforme che servirebbero al Paese”,
E ancora: “Questa cosa deve anche trovare una nuova leadership, e lo dico avendo molta simpatia e lealtà nei confronti dell’attuale segretario. Ma non sarò io da qui ai prossimi quattro anni. Io al massimo – chiude Gori – posso dare una mano”.
Non manca a stretto giro la replica a Gori, da parte di Dario Franceschini. “Ho letto questa interessante proposta di Gori che dice che al Pd serve un leader che sia un amministratore. Magari un Presidente di Regione? Magari di una grande Regione? Magari che non venga nominato, ma vinca le primarie con il 70%?”,
E ancora: “Informo volentieri Gori che il segretario con queste caratteristiche l’abbiamo già e che il mandato di Zingaretti scadrà tra tre anni. Quindi porti pazienza e non apra inutili tensioni in un momento come questo di unità nel partito”.