By Francesca Galici
Primo interrogatorio per Giovanni Toti dopo l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per il governatore della Regione Liguria, coinvolto nell’indagine sulla corruzione a Genova. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il presidente aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, volendo prima leggere le carte e capire quali fossero i punti sui quali erano state mosse le accuse a suo carico.
Questa mattina si è presentato nella caserma della Guardia di finanza di Genova, dove è ascoltato dai sostituti procuratori Federico Manotti e Luca Monteverde e dall’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. L’interrogatorio si svolge nella sede del Roan, il reparto operativo aeronavale. Il governatore, prelevato stamattina dalla sua abitazione di Ameglia, è entrato dal varco di via dei Pescatori a bordo di un’auto nera. L’incontro sarebbe dovuto essere alle 11 ma è stato rinviato di un’ora circa.
Al momento, non sono sul tavolo le dimissioni: il governatore potrebbe ottenere la revoca della custodia cautelare se rimettesse il suo mandato, perché mancherebbero i presupposti che l’hanno fatta scattare. Avrebbe anche più facilità nella sua difesa se non ricoprisse più un ruolo istituzionale. Tuttavia, Toti vuole prima parlare con i suoi alleati per capire cosa sia meglio per la Regione. La linea difensiva del governatore è stata anticipata dall’avvocato al Corriere della sera, al quale Stefano Savi ha spiegato che “Toti non promette qualcosa a Spinelli fa un’attività di mediazione“.
Come già precedentemente annunciato, il governatore sta rispondendo a tutte le domande degli inquirenti sulle accuse che gli vengono mosse in quello che ha la forma di un interrogatorio fiume. Si prevede che l’interrogatorio durerà diverse ore e non è escluso che, se dovesse protrarsi fino a tarda notte, possa esserci una seconda giornata di colloqui, anche se non necessariamente fissata per la giornata di domani.
Finora sono oltre 100, quasi 200, le domande che i pm hanno posto al governote, principalmente seguendo il filone del voto di scambio e il filone dei finanziamenti ricevuti alla fondazione, come quelli evidenziati dalle indagini sui presunti versamenti da parte dell’imprenditore Pietro Colucci, gestore di alcune discariche nel savonese.