By Lodovica Bulian
Giovanni Toti non si dimette. Il governatore dagli arresti domiciliari trova il sostegno politico della sua maggioranza e decide di non fare alcun passo indietro nel pieno del terremoto giudiziario che ha travolto la sua Regione.
La notizia arriva nel tardo pomeriggio, al termine di un incontro autorizzato dalla Procura di Genova, tra il presidente e il suo fedelissimo braccio destro, l’assessore regionale Giacomo Giampedrone, alla presenza del legale di Toti, Stefano Savi. Nella casa di Ameglia dove il governatore è ai domiciliari con l’accusa di corruzione, viene presa la decisione di «andare avanti». Un confronto necessario per superare lo stallo politico provocato dall’inchiesta, a pochi giorni dalla discussione in consiglio regionale della mozione di sfiducia presentata dai partiti di opposizione. «È emersa con forza l’intenzione di andare avanti in modo compatto insieme alla maggioranza di centrodestra – si legge nella nota fatta uscire dopo il vertice – alla luce degli importanti risultati ottenuti in questi nove anni di mandato. Da qui la decisione di respingere senza indugi e con assoluta fermezza la mozione di sfiducia di martedì prossimo in Consiglio Regionale». Nel «totale convincimento che la giunta e l’amministrazione regionale debbano continuare a lavorare per la realizzazione dei progetti di mandato, che sono stati affidati loro dagli elettori a stragrande maggioranza, con lo stesso spirito di sempre, ma soprattutto con la leale collaborazione fra i fondamentali e non sostituibili input politici per la gestione degli affari quotidiani e l’apparato tecnico istituzionale dell’ente, essendo la giunta pienamente operativa con il vice presidente facente funzioni Alessandro Piana e tutti gli assessori».
È la strategia politica del presidente Toti che col suo braccio destro si è mostrato determinato: «Combatto, sono fiducioso di tornare al più presto al mio lavoro perché ritengo di aver sempre agito in modo lecito – è il senso del ragionamento consegnato a Giampedrone – la Liguria non si deve fermare». L’incontro, spiega l’assessore, «è durato diverse ore, non avevamo limiti di tempo. L’ho trovato bene, preparatissimo sulle carte dell’indagine, abbiamo lavorato su alcune pratiche che devono andare avanti in Regione, a cui lui tiene molto. È stato proprio come facevamo in ufficio nelle nostre giornate di lavoro. Abbiamo fatto anche alcune riflessioni sul momento politico, mi ha consegnato in una busta un intervento da leggere martedì in consiglio regionale, che rappresenta il suo pensiero in questo momento». E poi il messaggio più importante consegnato al suo braccio destro: «Lui non vuole che la Regione si fermi». Ci tiene a che si respinga la sfiducia «non solo per una questione di numeri ma perché sa di aver agito in modo lecito. E perché per nove anni abbiamo lavorato per cambiare la regione con risultati importanti che forse qualcuno oggi vorrebbe cancellare», dice Giampedrone. Insomma, il governatore resiste, e «qualsiasi decisione sul futuro della maggioranza verrà presa solo quando Toti uscirà da questa condizione» dei domiciliari. Per ora sta valutando col legale come e quando presentare istanza di revoca della misura cautelare.
L’avvocato Savi precisa che «non è stata ancora depositata in attesa che il quadro istruttorio si definisca. Una scelta assunta nella convinzione che il lavoro della Procura terrà nel giusto conto anche le esigenze istituzionali della Regione Liguria».