Terrorismo, incitava a sgozzare gli infedeli: arrestato un italiano

Arrestato nella notte a Milano il trentottenne italiano Nicola Ferrara. L’uomo risulta legato alla rete del terrorismo islamico. L’accusa nei suoi confronti è di ‘istigazione a delinquere aggravata dall’uso del mezzo telematico’. L’uomo aderiva all’ideologia estremista di matrice salafita e istigava i suoi interlocutori  a unirsi al jihad globale contro i miscredenti.

Usava internet, in particolare Facebook e la piattaforma ‘Sound Cloud’, per condividere immagini e documenti audio/video di esaltazione delle azioni violente del Daesh. I fatti contestati, commessi in Milano dal novembre 2015 e tutt’ora in atto, sono aggravati dalle finalità di terrorismo internazionale e dall’utilizzo dello strumento informatico e telematico.

La pericolosità dell’indagato è stata avvalorata dal circuito relazionale – sia nazionale, sia internazionale – particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell’esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui social.

Questo il tenore dei suoi messaggi:  “Il Covid è stato un dono di Allah”. E ancora: “Avanza fratello, avanza verso la morte, tu che sei coraggioso. Vieni e indossa una carica esplosiva, accorri ed esplodi, così la morte è migliore ed è migliore il destino”. Il 38enne, originario di Canosa di Puglia e residente a Milano, ‘Issa’ come aveva scelto di farsi chiamare, era un radicalizzatore islamico, che dal 2015 ad oggi si è impegnato nel diffondere il credo propugnato dall’autoproclamato Stato Islamico. Ferrara, nato il 12 maggio 1982, era “uno degli esponenti più capaci” della Jihad.

Svolgeva lavori salutari e part-time presso sale giochi e un parcheggio a pagamento di Milano, secondo quanto riferito dal pm Alberto Nobili, che ha lavorato all’inchiesta con i colleghi Piero Basilone e Leonardo Lesti, “sapeva muoversi con abilità straordinaria nel mondo del web, in particolare su Facebook e su SoundCloud” ed è una persona “capace di trasmettere soprattutto ai giovani quei messaggi che l’Isis da anni tende a divulgare per far sì che chiunque se la senta, uomo o donna che sia”, possa qualcosa, anche solo, come dicono ‘far uscire un coltello e sgozzarne uno’”. Nei suoi post, inoltre, il 38enne utilizzava un linguaggio “crudele e feroce”, da anni usato dall’Isis per incitare i propri seguaci a compiere atti di terrorismo. Parole come “sgozzare, tagliare la testa, sparare ai miscredenti”. Sui social, e in particolare su Facebook, dove vantava circa 2mila follower, il giovane diffondeva tantissime immagini di martiri Isis e “tantissime” foto di bambini dell’ambiente islamico morti, quasi come stimolo per sensibilizzare i giovani al martirio.

Ferrara è un “soggetto pericolosissimo – ha sottolineato Nobili – che aveva come bersaglio principale della sua istigazione i giovani non inseriti, frustrati. Ha preso in mano la campagna nata ai tempi della disfatta del Califfato, dando indicazioni specifiche a questi giovani dicendo loro di combattere, ciascuno anche per conto proprio”. Il giovane, ha rimarcato ancora il pm, non ha costruito una rete ma seminava “odio feroce” contro gli ebrei e gli occidentali incitando i ragazzi e convincendoli della ‘bontà’ della dottrina coranica interpretata in modo estremo.

Ferrara era inoltre un “collettore”. In casa gli investigatori hanno infatti trovato un notevole strumentario informatico. L’uomo era in contatto con numerosi terroristi e aveva contatti con persone arrestate per terrorismo. Per istigare i giovani, inoltre, diceva loro di “strappare le budella e sgozzare” i miscredenti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Ferrara si era trasferito a Milano nel 2010 e dal 2015 aveva iniziato la sua attività di radicalizzatore.

Il giovane era stato notato conversare dopo la preghiera fuori dall’associazione culturale Al Nur di via Carissimi, 19 (zona viale Zara), in abiti musulmani, con un elevato numero di giovani, anche minorenni. Fatto che ha subito suscitato l’attenzione da parte degli investigatori. Vero “camaleonte”, Ferrara se si sentiva controllato o pedinato, si cambiava d’abito, ‘camuffandosi’ con vestiti occidentali. La sua attività si concentrava prevalentemente sul web. Su Facebook gli investigatori hanno recuperato innumerevoli post, scritti dal 2015 a oggi. Mentre su SoundCloud aveva realizzato 3 playlist con oltre 80 preghiere islamiche. Gli elementi che caratterizzavano i post, ha evidenziato Nobili, non sono “semplici idealizzazioni della religione che abbraccia” ma c’è anche “un’attenzione al martirio oltre al simbolismo” come la bandiera dell’Isis che campeggia in moltissimi post, così come frasi gravi e inneggianti al martirio.

Tra il 2018 e il 2019 quando, per 9 mesi non consecutivi, si è recato due volte in Qatar e una negli Emirati Arabi. Sul motivo dei viaggi i Ros stanno svolgendo accertamenti ma stando a quando emerso il giovane aveva intenzione di approfondire il suo indottrinamento e voleva raggiungere l’Afghanistan.

Ferrara stava organizzando il suo matrimonio con una donna conosciuta durante uno dei suoi viaggi all’estero. La donna sarebbe dovuta arrivare in Italia a breve per le nozze. Il giovane, inoltre, stava studiando l’arabo. I post che pubblicava su Facebook erano prevalentemente in italiano mentre alcuni, in arabo, li recuperava e rilanciava. Durante le perquisizioni nel suo appartamento gli uomini del Ros hanno sequestrati telefonini, tablet e diversi hard disk.

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