Tanto fumo politico, poche culle arcobaleno. I dati dem si smentiscono da soli

Per avere un’idea della realtà, occorre osservare i numeri. Che sono piccoli piccoli: nel 2021 si sono celebrate nel nostro Paese 2.148 unioni civili farà coppie dello stesso sesso. Se pensiamo che nello stesso anno ci sono stati 18.0416 matrimoni, si capisce che il rapporto è di quasi cento a uno. Una goccia nel mare, anche se il tema per la risonanza mediatica e politica sembra riguardare mezza Italia. In sostanza, il principale bacino dell’omogenitorialità e quindi della maternità surrogata è proprio quello dell’istituto introdotto nel 2016 dopo una lunga battaglia e interminabili polemiche. Una nicchia, se si vuole, che è sempre rimasta confinata su percentuali modestissime, con un ulteriore calo dovuto al Covid nel 2020, quando si è scesi a quota 1.539. «Il mercato mondiale della maternità surrogata vale a spanne circa cento miliardi di dollari – spiega al Giornale Mario Adinolfi, giornalista, blogger, ex parlamentare che da tempo studia il fenomeno – e si può ritenere che ogni anno trovino famiglia circa 20mila figli della maternità surrogata, con una maggioranza schiacciante a favore dei nuclei eterosessuali; su cento 85 contro 15. Ma in Italia naturalmente le cose cambiano e i rapporti si capovolgono: le coppie, diciamo così, tradizionali, hanno altre strade per cercare i figli, dall’adozione alla fecondazione eterologa, quelle omogenitoriali no». Insomma, senza voler fare i maestrini su un tema difficile da censire, per la semplice ragione che è immerso nell’illegalità – in molti Paesi c’è il divieto, totale o parziale, di fare figli affittando una madre – si dovrebbe ridimensionare o almeno contestualizzare la vulgata riproposta pure sabato scorso alla manifestazione milanese. Non quadrano i numeri lanciati dal deputato del Pd Alessandro Zan quando punta il dito: «Questo governo sta cercando di distruggere i diritti di tante famiglie, di 150mila bambini, ma la società è dalla nostra parte». Può darsi che si tratti di famiglie Arcobaleno, come va di moda dire oggi con un’immagine colorata, ma è evidente che quei bambini sono nati per la stragrande maggioranza da un padre e una madre che poi si sono probabilmente lasciati, nell’epoca di una società fluida. «Le coppie dello stesso sesso che vogliono mettere su famiglia – prosegue Adinolfi – sono in Italia quelle regolate dalle unioni civili e io credo che i nati all’estero da una madre surrogata non siano più di duecento l’anno, forse qualcosa in più, ma quello delle centinaia è il perimetro dell’omogenitorialità», anche se parliamo sempre di ragionamenti al buio, per la mancanza di statistiche che certifichino queste pratiche.

I piccoli registrati dai comuni, finché è stato possibile, sono una manciata o poco più: 38 a Milano, per un terzo nati con la surrogata e per la maggior parte figli di coppie lesbiche che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita, dove è lecita. Di sicuro, Beppe Sala si è speso a favore dei diritti delle famiglie Arcobaleno che naturalmente chiedono la possibilità di adottare un bebè. E così adozione e surrogata vanno a braccetto, anche se non coincidono e non sono sovrapponibili: chi predica l’una non necessariamente accetta l’altra, La maternità surrogata è un business in tre zone del mappamondo: il Nordamerica, dove è diventata una bandiera civile, un tema di battaglia per gay e lesbiche, e anche un mercato molto costoso. Il pacchetto completo, dalla donatrice alla madre che presta l’utero, e tutto il resto, compresi i viaggi e il soggiorno, può arrivare a 150-200mila dollari. In Ucraina si spende molto meno, dai 17-18mila dollari fino a 68-70mila dollari, poi c’è la fascia più popolare, che va dall’India alla Cambogia, e qui il figlio ha un prezzo bassissimo, stracciato, intorno ai 10mila dollari. I vip italiani, quelli che spingono per il riconoscimento dell’omogenitorialità, sono andati quasi tutti negli Stati Uniti o in Canada. Un grande sacrificio economico, ma per chi se lo può permettere è molto meglio. Certo, una piccola élite. Se si andasse al voto, sarebbe lo zerovirgola, ma è uno zerovirgola che ipnotizza le piazze.

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