Sulle tracce di Matteo Messina Denaro, primo blitz nella Valle del Belice

Da questa mattina centinaia di agenti di polizia, coadiuvati da elicotteri e unità cinofile, stanno battendo l’area della Valle del Belice alla ricerca di Matteo Messina Denaro, il cinquantanovenne bosscastelvetranese di Cosa Nostra latitante dal 1993.

Alle ricerche, che puntano a fare pressione sui cosiddetti fiancheggiatori di Messina Denaro, partecipano uomini della polizia di Trapani assieme a quelli dello Sco, il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine.

Gli investigatori, che utilizzano anche apparecchiature speciali per la caccia al latitante, l’ultimo boss ancora in circolazione di una stagione mafiosa i cui protagonisti sono praticamente quasi tutti morti, arrestati e, in qualche caso, sedicenti pentiti, stanno eseguendo una ventina di perquisizioni nella Valle del Belice, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, alla ricerca di Messina Denaro.

Poliziotti delle Squadre Mobili di Trapani, Palermo e Agrigentosono impegnati in un’imponente operazione per la quale sono impiegati sul terreno oltre 150 agenti provenienti anche dai Reparti Prevenzione Crimine di Sicilia e Calabria.

Sul posto anche elicotteri del Reparto Volo di Palermo, pattuglie munite di apparecchiature speciali e unità cinofile.

L’attività di polizia giudiziaria è indirizzata verso  a persone sospettate di essere fiancheggiatori del latitante, per i trascorsi criminali e per la loro vicinanza o contiguità alle famiglie mafiose trapanesi e agrigentine.

Al setaccio le località di CastelvetranoCampobello di MazaraSanta Ninfa, Partanna, Mazara del ValloSanta Margherita Belice e Roccamena

Matteo Messina Denaro è latitante dall’estate del 1993quando sparì da Forte dei Marmidove si trovava in vacanzaassieme ai fratelli Graviano.

Nel corso degli anni gli investigatori delle forze dell’ordine ma anche gli uomini dell’intelligence  hanno messo in piedi diversi operazioni per arrivare a catturare Matteo Messina Denaro.

Fra il 2004 e il 2006 il Sisde stava per catturarlo utilizzando un contatto, l’ex-sindaco di Castelvetrano, Antonino Vaccarino, il quale riuscì a stabilire una corrispondenza con Messina Denaro attraverso i cosiddetti pizzini ma l’operazione andò a monte perché il quotidiano “La Repubblica” svelò il vero ruolo di Vaccarino.

Matteo Messina Denaro gode di numerose e inspiegabili protezioni – fra gli arrestati, accusati di proteggerne la latitanza, anche uno 007 dell’Aisie alcuni carabinieri oltre a personaggi legati alla massoneria– e intorno a lui si è creato un alone di leggenda alimentato dai contraddittori racconti di alcuni sedicenti pentiti.

Pubblicato da edizioni24

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