Strage Falcone, Tina Martinez, la vedova del caposcorta: “cosa dico ora ai ragazzi, che lo Stato ha fallito” Bonafede, vergogna!

By Lucia Gallo (per ith24)

L’indignazione per la scarcerazione di numerosi boss della mafia è tanta. Non servirebbero 1000 parole per descrivere lo stato d’animo degli italiani perbene e di chi ha combattuto ed è morto, per difendere gli italiani da un cancro chiamato mafia, e troppo spesso trova collaborazione anche in altri ambienti non mafiosi.

Indignazione. Questo prova Tina Martinezvedova di Antonio Montinaro, il caposcorta del giudice Giovanni Falcone. L’idea che i boss mafiosi vengano scarcerati l’ha lasciata di stucco. Ma soprattutto è accaduto sotto gli occhi di un ministro della giustizia Alfonso Bonafede, che ha dovuto aspettare la telefonata del Pm Nino Di Matteo, prima di ritrattare sulle loro scarcerazione, e questo è inaccettabile. Ma soprattutto la dice lunga.

“Sono veramente amareggiata. E molto arrabbiata. Anzi, sono incazzata nera – racconta Tina all’Adnkronos – Da 28 anni giro nelle scuole per dire ai giovani di fare la propria parte nella lotta alla mafia. Anche in nome di mio marito, ucciso nella strage di Capaci. Ma adesso cosa gli vado a raccontare ai ragazzi? Che lo Stato ha fallito? Che non ha saputo fare lo Stato? Hanno scarcerato persino uno dei carcerieri del piccolo Di Matteo. Quanta delusione…”.

E ancora: “Ma ora diventa più difficile. Cosa  devo raccontare ai ragazzi? Che lo Stato ha scarcerato decine di boss mafiosi con la scusa del Coronavirus? Ma non lo capiscono che un boss che torna a casa cancella anni di lotta alla mafia?”

“Molti si sentono legittimati ad alzare la testa perché sanno di potere contare sull’aiuto del capomafia. Che, seppure vecchio e malato, ancora svolge un suo ruolo”.

All’annuncio del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che i boss scarcerati torneranno in galera  Tina Montinaro allarga le braccia: “Prima li deve andare a prendere, non è detto che li trovi  a casa. Vanno riviste le leggi perché è semplicemente inaccettabile il fatto che dopo che ci hanno creato tante sofferenze, con l’uccisione dei nostri cari, e dopo che noi ci siamo messi in gioco, parlando con i ragazzi per cercare di toglierli dalle grinfie di Cosa nostra che cerca sempre manovalanza, adesso i boss escano dal carcere perché in cella potrebbero prendere il Covid. Non ci sto”.

“Cosa gli devo raccontare adesso. Mi sento demotivata. Anche perché, in questo momento, la mafia approfitta del Coronavirus e delle sofferenze economiche di tanta povera gente. La mafia spesso arriva prima dello Stato. Non è un bel segnale che stanno dando all’Italia intera, a parte lo sconvolgimento nostro, di tutti i familiari. Questa Italia non tutela la giustizia”.

“Ancora non sappiamo tante verità. E lo dimostrano tutti questi processi sulle stragi. Ancora manca la verità. E sta gente è fuori. C’è chi è fuori perché ha collaborato con la giustizia, chi per altri motivi. E noi familiari? Siamo gli unici a pagare un fine pena mai”.

E infine: “Loro possono chiedere quello che vogliono, sono mafiosi. E i loro avvocati fanno il loro mestiere, chiedono la scarcerazione perché sanno di poterlo fare. E la ottengono. Ma è lo Stato che deve fare lo Stato. E in questo periodo non lo ha fatto. Noi familiari delle vittime non vogliamo vedere sta gente morta, ma vogliamo che stia in carcereAltrimenti che giustizia è?“.

“Qui stiamo parlando non di persone che hanno investito un pedone senza volerlo ma di mafiosi. Che si sono seduti a tavolino. E hanno deciso chi doveva morire e chi no. Non si possono fare né sconti di pena né niente a queste persone. Certo, nelle carceri vanno riviste molte cose. Ma perché non fanno uscire chi sta in una cella di sei persone? Non uno al 41 bis…”.

“Io mi aspetto che i boss restino in carcere, speriamo che tornino in cella, come ha detto Bonafede. Io devo potermi fidare nuovamente della giustizia. E per ora non mi fido, troppa amarezza”.

“La lotta alla mafia non può continuare a farla il cittadino. Basta vedere il boss Zagaria scarcerato. Come fai a convincere qualcuno a denunciare? Vale davvero la pena? Se hai uno Stato che ti tutela vale la pena, altrimenti no. Sono arrabbiata e amareggiata. Speriamo che le cose cambino e che da questo polverone ne esca qualcosa di buono, che dia un segnale forte. Lo Stato deve dare un segnale forte a tutela della giustizia“.

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