Stop alle auto a benzina, la sberla di Urso: “Dall’Ue tempi e modi che non coincidono con la realtà”

Aprire un serio confronto in Europa sul tema dello stop alla vendita delle auto a benzina e diesel dal 2035, votato ieri a maggioranza a Bruxelles, con il no contrario del centrodestra. Perché «i tempi e i modi che l’Ue ci impone» per il passaggio all’elettrico, «non coincidono con la realtà europea, ma soprattutto con quella italiana». A chiarire che la nuova normativa non può entrare in vigore così com’è stata pensata, è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, spiegando che «con questi tempi e queste modalità c’è un rischio occupazione e un rischio lavoro».

Intervistato a Radio Anch’io, Urso ha spiegato che «non abbiamo il tempo per riconvertire il nostro sistema industriale, perché siamo partiti tardi e perché sono stati fatti diversi errori in passato». «La strategia – ha aggiunto – è accelerare sugli investimenti, sulle nuove tecnologie, sugli stabilimenti, sulla filiera delle batterie elettriche, sulla realizzazione di colonnine elettriche. Ma siamo in estremo ritardo. In Italia ci sono 36mila punti di ricarica a fronte dei 90mila della piccola Olanda».

«Negli anni passati si è fatto poco», ha precisato il ministro, che sui futuri incentivi ha ricordato che attualmente «le auto elettriche sono appannaggio dei ricchi e non possiamo fare strategie per i ricchi, ma per tutti». Il tema, dunque, non è mettere in discussione la transazione green ma renderla sostenibile. «Tutti condividiamo gli obiettivi green del 2035», ha spiegato già ieri a caldo il ministro, sottolineando però che è necessario «renderli compatibili con la effettiva possibilità del nostro sistema industriale di convertire la produzione nelle tappe prefissate». Il tema, ha poi chiarito il ministro, è stato affrontato anche nel corso del tavolo Stellantis, «con l’azienda e i sindacati, con l’obiettivo di una sostenibilità che garantisca l’occupazione».

«Sarà nostro impegno – ha quindi chiarito Urso – tutelare nelle sedi competenti, a Bruxelles e con i partner europei, gli interessi della filiera automotive e quindi della occupazione nel nostro Paese. Ne abbiamo discusso già a Bruxelles nei primi incontri in gennaio e sarà oggetto del mio incontro lunedì a Berlino con il ministro Habeck e successivamente con Le Maire a Roma. In questo campo, fermi i principi di tutela ambientale, è necessario agire senza pregiudizi ideologici e – ha concluso il ministro – con il massimo senza di responsabilità».

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