Stefano Zecchi a valanga contro la gestione della pandemia: “In Italia la pandemia gestita in modo criminale”. Le accuse pesano come macigni

«Leonardo Sciascia diceva che i comunisti prendono una parola e la usano come un cappio per impiccarti. Ma io sfuggo a questo cappio perché credo che chi ha commesso gravi errori di natura amministrativa, se non ha la dignità di assumersene la responsabilità deve trovare qualcuno che gliele assegna». Stefano Zecchi è durissimo. In un’intervista a La Verità, ribadiscedi volere una  “Norimberga del Covid” Questo perché in Italia la diffusione del coronavirus «è stata gestita in modo criminale». E sui “colpevoli” ci sono pochi dubbi. «Mi riferisco in particolare al governo giallorosso».

Il giudizio di Zecchi è nettissimo. Durante l’esecutivo di Conte «c’erano ministri che, dall’alto delle loro competenze, dicevano che la mascherina non serviva. Poi asserivano che il Covid è poco più che un’influenza, che non c’erano timori di contagi. Qualche settimana dopo ci siamo messi le mani nei capelli vedendo i camion dell’esercito pieni di bare a Bergamo. Adesso ci sgraviamo la coscienza con il giorno del ricordo delle vittime. Ma la coscienza ce la mettiamo a posto con un esame vero delle responsabilità dell’accaduto».

« Su tutto c’era un’overdose di comunicazione», aggiunge Stefano Zecchi. Ma sulle riunioni degli “esperti” «vigeva il segreto». Ora si è avuta anche conferma della «gestione opaca, per usare un eufemismo, del piano antipandemico. Che era fermo al 2006. Adesso le vaccinazioni vanno a rilento, in particolare per gli ultra ottantenni. Il ministro della Salute Roberto Speranza è responsabile di tutto questo».  Nelle guerre «ci sono soldati e generali capaci e incapaci, ci sono pusillanimi ed eroi. Conoscere le responsabilità di ciò che è stato fatto è un diritto dei cittadini. Un processo può anche assolvere gli imputati, a Norimberga ci sono state condanne graduali. Credo che chi ha visto morire in modo ignominioso i propri cari a causa di decisioni amministrative sbagliate debba poter sapere la verità».

Condivide la mozione di sfiducia al ministro Speranza annunciata da Fratelli d’Italia?«Sì, la condivido. Anche se probabilmente non andrà in porto». Poi continua: «Draghi è un grande allenatore che gode di stima e attenzione internazionale. In squadra ha fuoriclasse come Giancarlo Giorgetti. Ma con brocchi come Speranza difficilmente riuscirà a vincere o anche a pareggiare». Avrà la forza di mandarlo in panchina? «Questo governo vive su un equilibrio dettato dalla sinistra. Destituire Speranza significherebbe toccare un santuario delicato. A meno di suoi clamorosi errori dubito che il premier lo cambierà. Sarebbe un’umiliazione troppo forte, doveva pensarci per tempo. Credo che alla fine Draghi lo circonderà con le competenze di altri e lo depotenzierà».

«Invidio gli inglesi», incalza Zecchi. «Hanno risolto tutta questa paura con grande razionalità e, dopo le precedenti, i tedeschi finiranno per perdere anche la guerra economica che hanno dichiarato loro sui vaccini. Se invece dovessi decidere a prescindere dal Covid andrei in India, il paese dove ho lasciato un pezzo di cuore quando ho insegnato tre anni a Calcutta». L’Europa? «È un’entità burocratica fatta per avvantaggiare la finanza e l’establishment internazionale. Un sistema che non si preoccupa dei singoli cittadini. Lo si è visto nelle trattative con le grandi case farmaceutiche per i vaccini. Al contrario», conclude Stefano Zecchi, «la Gran Bretagna ha dimostrato quanto determinante sia il ruolo degli Stati nazionali».

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